La copertura politico-culturale che viene data da questi soggetti è per me incomprensibile e inaccettabile". Stefano Esposito, parlamentare del Pd che per anni si è battuto per la chiusura del centro sociale Askatasuna, non appare sorpreso del sostegno che gli antagonisti torinesi godono ancora da parte di alcuni esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo e della politica.
Si va dalla professoressa Donatella Di Cesare al vignettista Zerocalcare...
"C'è un lungo elenco di soggetti che trasversalmente hanno sempre sostenuto non solo Askatasuna in quanto centro sociale, ma la sua legittimità di occupare abusivamente e di operare nelle piazze con quei metodi. Questo loro atteggiamento copre anzitutto un'illegalità perché si può dire tutto ma c'è un dato che è oggettivo: quel centro sociale da 29 anni occupa illegalmente uno spazio di proprietà della città di Torino, quindi di una proprietà pubblica".
Ma, quindi, secondo lei, è sbagliato accusare il governo di repressione?
"Non capisco come si possa parlare di repressione da parte del governo di un fenomeno di illegalità. E non mi si dica che Askatasuna fa attività culturali perché l'attività principale è la contrapposizione violenta allo Stato, indipendentemente da chi ci fosse al governo. Negli ultimi 4 mesi Askatasuna ha devastato le O.G.R., due stazioni ferroviarie di Torino, la redazione de La Stampa, la sede della città metropolitana di Torino e ha distrutto le auto dei dipendenti di Leonardo. Dire che ci sono i fascisti al governo è una gigantesca balla propagandistica".
Perché il Pd, ogni volta che c'è lo sgombero di un centro sociale, rilancia con Casa Pound?
"Il Pd ha un'oggettiva difficoltà perché dal 2018 in avanti ha avuto una regressione sul tema della legalità e, nonostante il mio isolamento dentro il Pd, la mia era una voce che si faceva sentire. Venuta a meno la mia voce, c'è stato un progressivo appiattimento sulle posizioni grilline e di Avs. Mi pare evidente che, per non parlare di Askatasuna, si parli di Casa Pound. Intanto occupiamoci di una cosa fatta bene dal governo".
Che posizione dovrebbe assumere il Pd di fronte ai movimenti Pro-Pal e a Francesca Albanese?
"Il Pd che ho conosciuto io non ha niente a che spartire né con la Albanese né con l'estremismo Pro-Pal. Evidentemente il Pd ha cambiato pelle. Bisogna stare attenti perché l'antisemitismo che emerge da questi movimenti è molto preoccupante ed è lontanissimo dalla cultura del Pd. O almeno è lontano dalla cultura del Pd che ho contribuito a costruire.
Oggi non c'è una sola voce dentro il Pd che si alzi per distinguersi e questo silenzio lo trovo sorprendente. Mi chiedo come molte amministrazioni guidate dal Pd abbiano potuto fare a gara per dare la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese che nulla ha a che fare col Pd".