Roma Il Fipronil non ha smesso di fare paura. L'insetticida finito nella produzione di uova in Belgio continua a far parlare di sé. Gli ultimi casi parlano di sequestri nel Viterbese e nella provincia di Ancona. Mentre in un pastificio di Acilia, a pochi chilometri da Roma, tracce di Fipronil sono state trovate nella pasta appena lavorata.
Il primo bilancio effettuato dai Nas, a due settimane dal varo del Piano predisposto dal Ministero della Salute dopo l'allarme lanciato da Bruxelles, parla di dati non così rassicuranti. È vero che, come spiegano i militari, si tratta per lo più di sequestri cautelativi, però le cifre sono tutt'altro che trascurabili. Sessantamila le uova sequestrate nel Viterbese, oltre alle 32mila destinate all'alimentazione zootecnica. Vicino ad Ancona sono stati, invece, posti i sigilli a un allevamento di 12mila galline. Questi i numeri più eclatanti per quanto riguarda i sequestri. Ma dai campioni prelevati in tutto il territorio nazionale i Nas hanno scoperto un totale di otto casi di positività al Fipronil.
Cinque in uova prelevate dai centri di imballaggio e tre in prodotti a base di uova. Ora i controlli dovrebbero estendersi - come richiesto dallo stesso Ministero della Salute agli allevamenti di provenienza delle uova. Con ispezioni dei Nas per verificare se nei farmaci veterinari usati si ricontrino tracce di sostanze non autorizzate.
Se da un lato la Coldiretti plaude agli ottimi risultati ottenuti dai Nas, risultati che dimostrano che il sistema dei controlli nel nostro Paese funziona alla grande, dall'altro, però è importante spingere l'Europa tutta ad adottare gli stessi nostri standard. «Sulle uova in guscio - spiegano alla Coldiretti - l'indicazione di origine è presente ma è necessario migliorare la visibilità dell'origine sia ai trasformati che agli ovoprodotti».
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