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I Leoni del San Marco in difesa del cargo italiano

Il reggimento San Marco a bordo del Grande New Jersey: "Pronti contro le minacce Houthi"

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Gli incursori in difesa del cargo italiano

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L'elicottero della Marina si alza in volo dal Caio Duilio con una squadra del reggimento San Marco e gli uomini del Gos, il Gruppo operativo subacquei. L'obiettivo è calarsi sul Grande New Jersey, che naviga a dritta nel golfo di Aden. La tozza nave cargo italiana con la gigantesca scritta Grimaldi Lines sulla fiancata trasporta veicoli e apre il convoglio di tre unità commerciali protette a distanza ravvicinata dal cacciatorpediniere della Marina pronto a contrastare le minacce degli Houthi.

Durante la notte il convoglio ha passato lo stretto di Bab el Mandeb, largo appena 18 miglia, punto prediletto per i lanci di droni e missili sul naviglio commerciale da parte del mini-esercito filoiraniano in guerra con Israele, gli americani e gli inglesi per il conflitto a Gaza. «È vero che grosse compagnie hanno scelto la rotta più lunga circumnavigando l'Africa, ma dal 4 al 10 marzo sono transitate nell'area a rischio circa 600 unità mercantili associabili all'Unione europea. È la dimostrazione dell'importanza della missione Aspides che garantisce protezione e sicurezza», osserva, dati alla mano, il controammiraglio Stefano Costantino. L'alto ufficiale, a bordo del Duilio, ha il comando operativo in mare della flotta europea di quattro navi, che scorta di continuo i mercantili.

Il convoglio di tre navi, sotto protezione da oltre 30 ore, è nel golfo di Aden, davanti allo Yemen meridionale, ancora nella «zona rossa» considerata ad alto rischio per i lanci di missili e droni.

L'elicottero grigio SH-90 si avvicina alla nave italiana in testa con virate da montagne russe. Sopra il ponte principale del Grande New Jersey si ferma a mezz'aria. L'unico sistema per calarsi in sicurezza è il verricello. Una discesa, ben imbragato, ma da mozzare il fiato. Una volta sul ponte il vortice delle pale sembra quasi che ti faccia volare via, ma gli italiani della nave, in camicia bianca da ufficiale, sono felici di darti il benvenuto a bordo. Al secondo giro si calano dall'elicottero, come nei film, con una fune chiamata barbettone, i fanti di Marina e dei corpi speciali. L'addestramento, che serve per mantenere la prontezza in caso di abbordaggio reale e rassicura l'equipaggio della nave italiana, prevede un intervento dopo il lancio di un ordigno degli Houthi. I leoni del San Marco si muovono in maniera tattica ispezionando il cargo. I tre palombari, specialisti della bonifica esplosivi, simulano il brillamento di un razzo Rpg inesploso.

La nave è difesa anche da un gruppo di contractor privati italiani con il compito principale di contrastare atti di pirateria, ma preferiscono non farsi vedere mantenendo un basso profilo.

Al contrario l'equipaggio, in gran parte filippino, e il capitano della nave sono entusiasti. «Il Duilio ci sta accompagnando come una madre protegge i suoi figli per farci uscire incolumi dalla zona rossa», dichiara, un po' commosso, il comandante, Alberto Scandurra, 43 anni, di Procida. Da buon partenopeo ha al collo un cornetto porta fortuna regalo della moglie. I marinai sono scaramantici e pure decisi: «La libertà di navigazione è un diritto internazionale che va difeso - sottolinea -. Adesso sono scese in campo l'Italia e l'Europa. Non bisogna arretrare neppure di un centimetro». La sua nave deve proseguire il viaggio verso l'Estremo Oriente fino a Shanghai.

Il finale è l'immancabile foto di gruppo con i leoni del San Marco, i palombari del Comando subacqueo incursori e un ufficiale di collegamento svedese entusiasta dell'attività del Duilio, che dispiega orgogliosamente la bandiera europea azzurra con le stelline.

In poche ore siamo fuori della zona rossa, nonostante la petroliera del convoglio procedesse lentamente a causa del carico. A bordo del Duilio i marinai cercano un attimo di svago quotidiano nella piccola ma attrezzata palestra o giocando a biliardino. Le cabine con una massimo di 4 cuccette sono confortevoli, ma uomini e donne dell'equipaggio, in mare da 20 giorni, hanno poco tempo per il relax.

Il prossimo convoglio è già in attesa per la protezione ravvicinata del grigio cacciatorpediniere italiano, che è sempre in allerta nelle acque del Mar Rosso.

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