Milano Diciassette anni, quasi lo spazio di una generazione. Non una vita, ma una bella porzione. È il tempo trascorso tra il presunto reato e la chiusura dell'indagine da parte della Procura di Milano. Nel frattempo gli indagati si sono trasferiti, si sono fatti una famiglia, magari hanno cambiato vita e messo la testa a posto.
L'inchiesta riguarda un maxi giro di spaccio di pasticche di ecstasy che sarebbe stato attivo a Milano all'inizio del millennio, tra il 2000 e il 2001. In prima battuta erano coinvolte un'ottantina di persone, tutte accusate di spaccio di droga. Lo stupefacente smerciato nel periodo preso in esame era ingente. Lungo i quasi due decenni di lavoro degli inquirenti il numero dei presunti spacciatori si è ridotto a 11.
È proprio a questi 11 che nei giorni scorsi è stato notificato l'«avviso di conclusione indagini» che riporta appunto la data di apertura del procedimento: 2000. Con la chiusura dell'inchiesta, certamente molto complessa, sono stati depositati una ventina di faldoni con una mole di intercettazioni, pedinamenti, indizi, ricostruzioni degli inquirenti. L'atto di chiusura dell'indagine porta la firma del pm Francesca Celle, nel frattempo trasferita ad altra sede. E la data del 31 marzo 2016. Il ritardo tra la firma e l'effettiva notifica (ben 17 mesi) potrebbe essere dovuto, spiega l'avvocato Mirko Perlino che difende uno degli indagati e che ha appunto ricevuto l'avviso, alla difficoltà da parte degli investigatori di rintracciare i domicili dei diretti interessati. Dopo tanti anni infatti molti di loro possono aver cambiato casa, città, difensore.
«La prescrizione non c'è ancora», aggiunge Perlino. Secondo i calcoli del legale, dovrebbe scattare dopo oltre vent'anni dai fatti contestati. Uno degli indagati, in particolare, si è sposato e si è trasferito all'estero. Al di là della colpevolezza o meno, si tratta di persone che all'epoca dei presunti reati erano ventenni e oggi sono alla soglia della quarantina. In questi ultimi diciassette anni sono rimasti appesi a un destino giudiziario incerto. Sulla carta ora dovrebbe arrivare il rinvio a giudizio, il fascicolo è passato al pm Elisa Arduini. Dopo di che comincerà il processo. È prevedibile che a questo punto i difensori scelgano il rito ordinario, nella speranza che i tempi si trascinino ancora un po' fino alla prescrizione.
Ma è anche possibile che nei prossimi tre anni, fissando un calendario di udienze serrate, si riesca a processare gli 11 presunti pusher in primo grado, appello e Cassazione. Se arriveranno le condanne, potrebbero andare in carcere.
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