Il massacro della famiglia Poggi

Di questo circo indegno, va ricordato, gli inquirenti non sono certo i principali responsabili. La nuova inchiesta della Procura di Pavia, mossa dalla convinzione che Alberto Stasi stia scontando la condanna per un delitto che non ha commesso, era doverosa davanti ai nuovi dettagli emersi

Il massacro della famiglia Poggi
00:00 00:00

Barbarie. Non c'è altro termine per indicare la sofferenza cui le cronache delle nuove indagini sul delitto di Garlasco stanno sottoponendo la famiglia di Chiara Poggi. Ancora prima che si raggiungesse il top, con la messa in vendita in rete del video dell'autopsia della povera vittima, era evidente che nel raccontare quanto di nuovo stava accadendo intorno a quel delitto di diciotto anni fa erano saltate le poche regole che ancora limitavano la trasformazione in show triviale delle tragedie umane di cui la cronaca nera e giudiziaria si abbevera. È una constatazione davanti alla quale è inevitabile chiedersi: è davvero necessario un martellamento costante, quotidiano, fin nei dettagli più scabrosi, in cui l'utente medio dell'informazione perde inevitabilmente l'orientamento, confondendo finzione e realtà mentre sullo sfondo si agitano le tifoserie dei colpevolisti e degli innocentisti, e si incrociano scommesse, gelosie, protagonismi?

Di questo circo indegno, va ricordato, gli inquirenti non sono certo i principali responsabili.

La nuova inchiesta della Procura di Pavia, mossa dalla convinzione che Alberto Stasi stia scontando la condanna per un delitto che non ha commesso, era doverosa davanti ai nuovi dettagli emersi, e anzi si sarebbe dovuta iniziare già anni fa; gli accertamenti disposti, compresi gli esami che hanno alimentato nella serata di venerdì la nuova ondata di titoli a sensazione, sono in larga parte pleonastici, ma sono stati correttamente disposti dagli inquirenti pavesi solo per non lasciare (stavolta) nulla di inesplorato; la scelta del giudice preliminare di usare lo strumento dell'incidente probatorio, che di fatto ha trasformato in accertamenti in pubblico, raccontati in diretta tv, esami che una volta si sarebbero fatti in segreto e senza clamori, è stata presa per garantire fino in fondo i diritti del nuovo indagato Andrea Sempio. Ma questa sequenza di buone intenzioni ha prodotto il disastro mediatico che è sotto gli occhi di tutti. E che richiama tutti - inquirenti, investigatori, avvocati, consulenti, giornalisti - a un esame di coscienza.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica