Coronavirus

Infermieri, eroi di un dio minore. Novemila volontari in trincea

Già 4mila contagiati. Conte promette: non dimentichiamo. E loro spiegano come ripianare le (tante) falle del sistema

Infermieri, eroi di un dio minore. Novemila volontari in trincea

«Non ci dimenticheremo di voi e di queste giornate così rischiose e stressanti» declama il premier Giuseppe Conte rivolgendosi agli infermieri. E quasi non fa in tempo a finire la frase che loro colgono la palla al balzo e gli ricordano in che modo potrà «non dimenticarsi di loro». Perché le sue parole non rimangano pura formalità, snocciolano una lunga lista da sottoporre al più presto al governo, sia per gestire l'emergenza sia per sanare le falle nel post Covid.

Non dimenticarsi degli infermieri significa «prendere realmente coscienza che quelli contagiati sono 4mila e quelli deceduti 23, di cui due per suicidio». «Non dimenticare - sostiene Fnopi, federazione delle professioni infermieristiche - significa rendersi conto che se siamo arrivati a questo punto è perché c'è stata, e continua ad esserci, una falla enorme sui dispositivi di protezione individuali, senza considerare il fatto che all'aumentare del contagio di operatori e cittadini, si è continuato a dibattere sull'eventuale opportunità o meno di fare i tamponi a tutto il personale sanitario».

Gli infermieri non si tirano indietro. «C'è chi muore di Covid per assistere ed essere vicino ai pazienti - spiega la presidente Barbara Mangiacavalli - ma lo fa comunque senza il minimo tentennamento». A dimostrazione dello spirito di servizio è l'enorme risposta arrivata al bando della Protezione civile, a cui hanno presentato domanda in 9.448. Pur sapendo che è un lusso essere sottoposti a tampone e ricevere una mascherina.

Alle istituzioni, che tanto si prodigano nel complimentarsi con loro, gli infermieri pongono una sfilza di domande: cosa ne sarà delle famiglie degli operatori morti per virus? Lo Stato sarà al loro fianco? Se sì, come? E ancora. Perché il supporto psicologico per infermieri, medici e per gli altri operatori sanitari rappresenta ancora la cenerentola del sistema sanitario nazionale? «Eppure - spiegano - ogni giorno gli infermieri sono faccia a faccia con la morte, e in mezzo a mille difficoltà sostengono anche i familiari dei tantissimi pazienti deceduti. E quando il numero dei pazienti è troppo elevato rispetto alla disponibilità di posti letto in terapia intensiva e alla quantità di ventilatori disponibili, come lo è attualmente soprattutto in alcune aree del paese, chi sostiene quotidianamente i professionisti nell'esercizio del loro lavoro e delle loro scelte sempre più difficili? Il rischio è il crollo psicologico, un rischio che non possiamo permetterci».

Un'altra questione aperta che il governo non dovrà dimenticare è l'indennità di rischio. Tanti infermieri contagiati e in quarantena infatti devono sostenere spese di alloggio perché si trovano lontano da casa o per tenere al sicuro la loro famiglia.

Infine, la fase post pandemia. Ci sarà una nuova grande emergenza: la gestione di tutte le prestazioni sanitarie annullate o rinviate in questi mesi (esami, visite, interventi) e la presa in carico delle cronicità, che in questo periodo stanno pagando un costo altissimo.

«E allora la grande questione della carenza del personale infermieristico, che oggi stiamo vivendo in tutta la sua drammaticità, dovrà tornerà ancora più a bomba - sostiene la Fnopi - L'attuale carenza è di oltre 20mila unità di infermieri per poter fare fronte alle necessità legate al rispetto della normativa europea su turni e orari di lavoro e di oltre 30mila unità per rendere efficiente l'assistenza sul territorio; tra cinque anni la carenza complessiva potrebbe attestarsi a quasi 70mila infermieri».

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