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Fonti dubbie e poca trasparenza: chi c'è dietro il caso Savoini

Buzzfeed, il sito americano che ha pubblicato l'inchiesta sui presunti finanziamenti russi alla Lega, è stato duramente criticato negli Usa per l'uso "spericolato" delle fonti e un atteggiamento non sempre etico

Fonti dubbie e poca trasparenza: chi c'è dietro il caso Savoini

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Nel giro di pochi giorni, il sito americano Buzzfeed è diventato una sorta di Bibbia per la stampa che ha diffuso l’inchiesta sui presunti finanziamenti russi alla Lega con al centro il presidente di Lombardia-Russia Gianluca Savoini. Eppure il giornale online fondato da Jonah Peretti nel 2006 non è certo un campione di trasparenza, soprattutto per ciò che riguarda le fonti, spesso riconducibili alle agenzie d'intelligence. Come osservato da The Hill, giornale politico statunitense pubblicato a Washington, D.C, la pubblicazione del falso dossier su Trump da parte di Buzzfeed "rappresenta una violazione dell'etica giornalistica". "L'etica è stata sconfessata da un'ossessione per i clic - e le entrate pubblicitarie che li accompagnano - ancora una volta. Perché essere precisi quando puoi essere il primo? E dato che questa storia sta dominando il ciclo delle notizie, BuzzFeed sta sicuramente ricavando un folle traffico da questa decisione".

In un altro editoriale, sempre The Hill osserva che "la decisione di BuzzFeed di pubblicare un rapporto non verificato sul presidente eletto Trump ha danneggiato la relazione già instabile esistente tra media, politici ed elettori. Il caporedattore Ben Smith ha fatto il giro dei talk show del mercoledì per difendere ciò che ha descritto come la responsabilità giornalistica di BuzzFeed di pubblicare il documento. I media, ovviamente, hanno un ruolo da svolgere quando si tratta di agire da cani da guardia nei confronti del governo. Watergate, Pentagon Papers e persino lo scandalo di Monica Lewinsky sono esempi di quando le organizzazioni giornalistiche hanno avuto ragione a pubblicare informazioni sensibili e verificabili al pubblico".

Ognuno di questi esempi, osserva il quotidiano di Washington, "conteneva prove che hanno portato a una conferma delle infrazioni. Smith, d'altra parte, ha riconosciuto che la sua squadra ha passato settimane a cercare di verificare le informazioni contenute nel rapporto pubblicato da BuzzFeed, solo per uscirne a mani vuote". Fu proprio il sito americano a pubblicare, il 10 gennaio 2017, il dossier redatto dall’ex spia britannica Christopher Steele dal quale emergevano contatti frequenti tra lo staff di Donald Trump e gli intermediari del Cremlino durante la campagna elettorale del 2016. Un dossier che poi si è rivelato essere in larga parte infondato e falso, come lo stesso ex membro dell’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna ha ammesso in seguito. Insomma, la fonte era un ex spia brittanica che ha screditato il suo stesso lavoro.

Anche Jake Tapper, un giornalista della Cnn, sottolineò che la decisione di pubblicare il dossier non verificato fu un "atto irresponsabile". Sempre sull'uso spericolato delle fonti e dei falsi scoop, a gennaio di quest’anno, come osserva Fulvio Scaglione su InsideOver, il sito americano pubblicò una fake news clamorosa: "La notizia che avrebbe dovuto sconvolgere i lettori era questa – scrive Scaglione – Donald Trump ha costretto il proprio avvocato, Mike Cohen, a mentire durante l’inchiesta del Congresso sulle trattative per costruire una Trump Tower a Mosca. Peccato che Buzzfeed si sia preso sui denti la smentita non di Trump ma addirittura di Robert Mueller, il procuratore che indaga sul Russiagate. Proprio lo sbirro taciturno che sta cercando di incastrare Trump". Il presunto scoop su Cohen era fatto di voci e fonti anonime, nella migliore tradizione del Russiagate. "La descrizione di BuzzFeed di dichiarazioni specifiche all'ufficio del procuratore speciale, e la caratterizzazione di documenti e deposizioni ottenute da questo ufficio, riguardanti la testimonianza al Congresso di Michael Cohen non sono accurate", ha sottolineato un portavoce di Mueller. Una figuraccia.

Qualche problemino di credibilità Buzzfeed sembra infatti averlo. Nell'ottobre 2014, un sondaggio condotto dal Pew Research Center ha rilevato che negli Stati Uniti BuzzFeed era considerato una fonte inaffidabile dalla maggior parte delle persone, indipendentemente dall'appartenenza politica. Adweek ha osservato che la maggior parte degli intervistati non aveva mai sentito parlare di BuzzFeed, e molti utenti non lo considerano un sito di notizie. In un successivo rapporto Pew, BuzzFeed figurava tra le fonti meno affidabili secondo i millennials. Un'altra storia che non è mai stata confermata riguarda James Foley, il giornalista americano decapitato in Siria dall'isis nell'agosto 2014. Stando alle fonti - rigorosamente anonime - citate dal sito d'informazione, l'Isis avrebbe al tempo proposto di consegnare il cadavere di Foley, una volta pagato il milione di dollari, attraverso il confine con la Turchia.

Versione messa in discussione da numerosi esperti e mai confermata.

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