Insidioso, fannullone, pericoloso. L'ossessione di Giuseppe Conte contro Matteo Salvini è quasi patologica. Anche nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno, da Villa Madama, il premier attacca a testa bassa l'ex ministro dell'Interno. Arrivando a ipotizzare pericoli per la democrazia in caso di una vittoriale elettorale di Salvini. Conte si conferma un perfetto erede della cultura post-comunista. Cultura che ha usato argomenti e linguaggi simili contro Silvio Berlusconi. L'«avvocato del popolo» vede nel leader del Carroccio una minaccia: «La Lega è una forza politica pienamente legittimata ma la modalità di Salvini di interpretare la leadership come se si fosse sciolti da vincoli, rivendicando in piazza pieni poteri la trovo insidiosa». Secondo Conte «la leadership di Salvini non si è peritata di evitare strappi istituzionali». Gli attacchi non si fermano.
In ogni risposta del premier c'è una frecciatina contro Salvini. Chiaro il riferimento all'ex ministro dell'Interno, quando il capo del governo risponde a una domanda sull'uso dei social da parte dei ministri: «È chiaro che la diretta social crea una disintermediazione, però ha il vantaggio di una maggiore immediatezza, non le guardo con sfavore, ma comunque per i giornalisti un ruolo c'è nel commento e nella selezione. Chi ha responsabilità di governo, però, deve occuparsi più di lavorare che delle dirette». Altre due accuse Conte muove a Salvini: l'aumento dello spread e lo scarso coraggio sul Russiagate. «Ho commesso anch'io degli errori ma la modalità faziosa e propagandistica di Matteo Salvini non mi appartiene. Non sono solito sottrarmi alle responsabilità, il tema non è tutti contro Salvini. Ho commesso anch'io degli errori ma, ad esempio in materia di immigrazione, non sono mai stato favorevole allo schema porti aperti-porti chiusi, poi nel dibattito è stato gridato porto chiuso, porto chiuso. Cosa, peraltro, che non è mai successa. Mi assumo le responsabilità, se lo spread è salito non è salito per le mie dichiarazioni».
Il capo del governo è però meno spavaldo quando parla del caso Gregoretti, c'è una richiesta di autorizzazione a procedere da parte del Tribunale dei ministri di Catania contro Salvini. Per il leader della Lega la decisione di bloccare la nave fu condivisa con il governo. Conte non si sbilancia, per timore di essere smentito. E prende tempo: «Sui casi Diciotti e Gregoretti, dopo le verifiche chiarirò differenze e somiglianze, il premier non può parlare a vanvera e chiarirò se e come i due casi sono assimilabili. Non è che perchè Conte è in un altro governo e Salvini all'opposizione, Conte parlerà contro Salvini. Riferirò sul mio ruolo in piena trasparenza. Non ho detto che ero distratto e che non ricordo il caso Gregoretti. Ma visto che è stato detto che ero coinvolto, ho verificato e verificherò i termini e i limiti del mio coinvolgimento».
Salvini replica a muso duro: «Quante balle. Non a caso la dichiarazione ufficiale va nella stessa direzione.
Ha cambiato versione sulla Gregoretti, dove ammette che Palazzo Chigi aveva avuto un ruolo per ricollocare gli immigrati. Così conferma che le trattative con gli altri Paesi c'erano sempre state: altro che novità degli ultimi mesi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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