"Prima insultano Bruxelles, poi strizzano l'occhio"

Tajani stana il governo doppiogiochista: "Europa da peggior nemica ad alleata in un giorno"

"Prima insultano Bruxelles, poi strizzano l'occhio"

nostro inviato a Bruxelles

«È bizzarro - dice Antonio Tajani - che un giorno la Commissione europea sia per il governo italiano il peggior nemico e il presidente Juncker un personaggio da indicare al pubblico ludibrio, che beve troppo, e il giorno dopo siano grandi amici, tutti abbracci e gentilezze, dopo l'incontro con il premier Conte sulla procedura d'infrazione per la manovra. Il problema rimangono i contenuti, non i decimali, non lo zero virgola. E su questo passi avanti speriamo che se ne facciano, ma per ora....». Lo scetticismo del vicepresidente di Forza Italia è evidente, anche se per le parole.

Quello della cena Conte-Juncker e della retromarcia italiana è ancora l'argomento del giorno, mentre il presidente dell'Europarlamento apre la Conferenza su Ricerca e innovazione Ue nella nostra vita quotidiana. Tajani dice che questa è la strada «per dare prospettive alle nuove generazioni, creando lavoro e l'Ue punta a diventare il più grande spazio attrattivo del mondo, perché questo è nel suo Dna, da Socrate e Platone, a Cartesio fino a Fermi». Si tratta di scoperte scientifiche che migliorano la vita degli uomini, dalle terapie genetiche che in Italia hanno salvato la piccola belga Margot alla plastica biodegradabile, dal vaccino per l'Ebola alle protesi. Il Parlamento europeo vuole aumentare da 80 a 120 miliardi i fondi per la ricerca, 20 più di quelli che indica la Commissione Ue.

Intanto negli uffici di Bruxelles si confrontano i retroscena sulla visita, richiesta dal governo italiano, ai vertici della Commissione e l'aggettivo che più ricorre per definire l'intervento del nostro premier è «incolore». Raccontano che Conte sia venuto con il ministro Tria a Bruxelles convinto che sarebbe bastato qualche discorsetto per «far capire la bontà della manovra gialloverde», ma che non abbia «messo nulla di concreto sul piatto». E, al di là della cordialità formale, si è trovato davanti il muro di Juncker e dei commissari che hanno fatto capire a lui che si andava verso la procedura d'infrazione e non bastava qualche ritocco per fermarla. «Il fatto positivo - racconta un funzionario ben informato -, si pensa qui, è che tornato a Roma Conte deve aver spiegato che il gioco si fa serio e allora qualcosa ha iniziato a muoversi nel governo per correggere la manovra». Ma quanto ancora, non si capisce.

«Temo che il governo - spiega il vicepresidente dem dell'Euparlamento, David Sassoli - non abbia chiaro che la procedura d'infrazione non è un cartellino giallo, non è a costo zero, può bloccare i fondi Ue alle Regioni, incidere per lo 0,5 del Pil, imporre un rigore vero, magari il turn over per il settore pubblico, la patrimoniale. Per rientrare nei parametri Ue si va incontro a 5-6 anni di commissariamento della Troika.

E poi, il governo scopre che ha solo preoccupazioni elettorali chiedendo che la procedura non scatti prima delle europee di maggio. Comunque, la gestirà non la nuova ma la Commissione Juncker, a fine mandato e quindi senza vincoli». Insomma, se si va avanti in questa direzione, per l'Italia saranno dolori.

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