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Intesa nel centrodestra sul via alle primarie

Romani (Fi) apre "ma solo con regole certe". E Salvini smorza i toni: la squadra c'è già

Intesa nel centrodestra sul via alle primarie

Prove tecniche di disgelo nel centrodestra. Di fronte al probabile futuro patatrac del Pd, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia provano a cementare l'alleanza. Da una parte Salvini usa toni morbidi nei confronti del Cavaliere; dall'altra Berlusconi consegna agli alleati un'apertura solenne alle primarie. Il tutto è il frutto di una convinzione condivisa da tutti e tre i leader: il centrodestra vince soltanto se è unito. Così, rispetto ai recenti ultimatum spediti ad Arcore, il capo del Carroccio pare tendere la mano al leader di Forza Italia: «Per cambiare le cose devi governare. Per riuscirci devi fare una squadra: più ampia è, meglio è». Traduzione: da solo o anche senza Forza Italia non vinco. Non solo. In un'intervista su Panorama, in edicola oggi, Salvini ammette: «Mi sento ogni giorno con Giorgia Meloni, Giovanni Toti, Raffaele Fitto, e ho appena parlato a lungo con Silvio Berlusconi. La squadra c'è. Ma non dobbiamo ripetere gli errori del passato. Basta con gli Alfano, i Casini, i Cicchitto». Un «basta» condiviso dal Cavaliere.

Il quale, per ricambiare la cortesia, apre in maniera quasi solenne alle primarie, parolina che Meloni e Salvini volevano sentire da tempo da Berlusconi. Pena la minaccia di una rottura definitiva della coalizione. L'annuncio arriva solenne tramite Paolo Romani durante la dichiarazione di voto sul governo a palazzo Madama. «Accanto alla legge elettorale c'è la possibilità di riformare i partiti e di fissare regole certe attraverso le primarie - annuncia il capogruppo azzurro - Parlo di regole certe e riconosciute da tutti i contendenti». Musica per le orecchie di Salvini e Meloni. I quali constatano pure come Berlusconi abbia mantenuto le promesse: aveva giurato che avrebbe fatto campagna elettorale per il No al referendum; aveva assicurato che non avrebbe appoggiato alcun governo targato Pd. «La nostra sarà un'opposizione dura leale e senza sconti», ribadisce Romani.

Naturalmente non tutti i nodi sono sciolti. Ci sono divergenze su che tipo di legge elettorale si vuole contribuire a far approvare dal Parlamento. Alla Lega piacerebbe il Mattarellum con l'uninominale; Forza Italia predilige il proporzionale seppur con lo sbarramento e un premio di maggioranza. In ogni caso, almeno a parole, tutti sono convinti della necessità di fare una sintesi e fare blocco comune presentando una proposta unitaria del centrodestra. Il tavolo s'è aperto ieri l'altro ma altri incontri sono in agenda per la settimana prossima. Altro elemento che distanzia gli azzurri dai salviniani e i meloniani: i tempi. Lega e Fratelli d'Italia mordono il freno e vorrebbero capitalizzare subito il capitombolo di Renzi. Chiedono «elezioni subito» sull'onda dell'antirenzismo che s'è manifestato con il voto sul referendum. Una richiesta, va detto, vana: la legge elettorale ancora non c'è e prima bisognerà aspettare l'armonizzazione del sistema di voto di Camera e Senato o facendo una nuova legge o aspettando la sentenza della Consulta. Forza Italia, invece, non ha tutta questa fretta. Il Cavaliere vuole prima contribuire a far lievitare i consensi al suo partito ma soprattutto aspettare la sentenza della Corte di Strasburgo che dovrebbe riabilitarlo.
L'altro nodo non sciolto è la posizione sull'euro. Salvini vorrebbe rottamare la moneta unica e tornare alla lira mentre il Cavaliere è molto più cauto.

E sull'Europa: Salvini vorrebbe uscirne, Berlusconi rivoluzionarla da dentro.

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