Ilaria Capua è in Italia di passaggio. La sua vita ora è negli Stati Uniti, in Florida a dirigere un centro di ricerca dell'università. Una scelta complicata e difficile. «Ho dovuto ricominciare da capo». Resettare e andare avanti. Ricostruire. E dalla cima, da dove era lei, non deve essere stato facile. Lei, virologa d'eccellenza, sbattuta in prima pagina come un mostro che specula sui virus e sulla salute della gente, una reputazione di scienziata infangata, una ragnatela di accuse infamanti e meschine, il suo ruolo politico con Scelta civica azzoppato. Un incubo che inizia nel 2014. Pagine su pagine di intercettazioni annullate poi da un «non luogo a procedere. Due anni dopo prosciolta da tutto «perché il fatto non sussiste». Nessun processo, perché le accuse non stavano in piedi. «Ma la vuole sapere una cosa? Nessuno, nessuno mi ha teso una mano, né la comunità scientifica, né i miei colleghi parlamentari. Nessuno a spezzare una lancia in mio favore». Trafficante di virus, così la chiamavano. E lei è riuscita in qualche modo anche a riderci su e ne ha fatto il titolo del suo libro appena pubblicato da Rizzoli.
Oggi sotto accusa ci sono ancora i vaccini, cosa ne pensa?
«Che sono polemiche senza senso, che i vaccini salvano la vita».
Era accusata di reati gravissimi. L'accusa che le ha fatto più male?
«Il reato di epidemia. La ciliegina sulla torta, per cui è previsto l'ergastolo. Sono accuse che ti rovinano la vita. Non si può nemmeno provare a raccontare il dolore che si prova».
Come lo ha scoperto?
«Quando mi ha chiamato il giornalista dell'Espresso. Mi chiedeva se sapevo di essere coinvolta in un'inchiesta giudiziaria in cui si ipotizzava lo spaccio in giro per il mondo di vaccini per tornaconto economico. No, gli ho risposto. Non sapevo nulla. Cadevo dalle nuvole. Accuse assurde, paradossali. Iniziava il mio incubo, al buio, perché non avevo neanche le carte per capire, per potermi difendere».
Esiste il business di virus e vaccini?
«No. Le spiego una cosa molto semplice. Le case farmaceutiche avrebbero molti più interessi economici se la popolazione si ammalasse. Vendere una cura è molto più redditizio che vendere vaccini. Non ha senso, è logica. È una fake news».
Che interesse ha Grillo e i 5 Stelle a parlare di complotto?
«A loro serve essere una voce fuori dal coro a tutti i costi. Fare i bastian contrario non è sempre facile, e allora ci si attacca anche alle più clamorose stupidaggini. Peccato che in questo caso ad andarci di mezzo è la salute della gente. E su questo non si dovrebbe scherzare».
A proposito, poi i grillini le hanno chiesto scusa. Che effetto le ha fatto?
«Il giorno in cui sono stata prosciolta mi ha chiamato la deputata del M5s Silvia Chimienti che aveva chiesto le dimissioni immediate per dirmi che non era stata lei a scrivere il post ma un suo assistente».
Deve farci paura il morbillo?
«In Romania la settimana scorsa sono morti 17 ragazzi».
È favorevole ai vaccini obbligatori?
«Sì. Io li renderei obbligatori. La dicitura consigliata è fuorviante, si rischia di non intendersi sulle parole. I genitori devono sapere che il vaccino salva la vita».
I vaccini sono a rischio zero?
«Niente è a rischio zero. Andare in palestra è rischioso, vivere lo è. Non esiste un farmaco non rischioso, ma posso dire che i vaccini sono sicuri, sottoposto ai più rigidi controlli. E poi nel caso del morbillo, la copertura esiste da 40 anni, è più che sicura».
Anche negli Stati Uniti si respira lo stesso sospetto per i vaccini?
«Uguale. Il movimento anti vaccini è forte in tutto il mondo. Tutto nasce una quindicina d'anni fa in Inghilterra quando è stato pubblicato uno studio che metteva in relazione l'autismo con i vaccini. Poi completamente smentito e sbugiardato dalla scienza. La diffusione in rete ha fatto il danno peggiore. Oggi ci sono gruppi convinti che c'è un complotto per vendere i vaccini, che secondo loro sarebbero non solo inutili ma anche dannosi. Ecco. Il danno che stanno facendo è incalcolabile».
Oggi lei tornerebbe in Italia?
«No. Devo prima disintossicarmi. Lavoro in Florida dal giugno del 2016, dirigo un centro d'eccellenza, faccio ricerca ad altissimi livelli, lavoro a testa alta. E poi la Florida mi ha teso la mano quando nessuno in Italia ha speso una parola».
Lasciare tutto era l'unica soluzione?
«È stata una scelta difficile. Ma quello che è successo a me ti rovina la vita.
Ero la paladina della ricerca italiana di altissimo livello, avevo una reputazione che mi hanno distrutto. Restano 17 mila pagine di tre anni di intercettazioni. Mi sono sentita violentata, anni infernali. Io mi sono rialzata, ma non è stato facile. Andarmene mi è sembrata la scelta più saggia, per me e la mia famiglia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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