«Non mi sono mai permessa di prendere in giro nessuno, ho solo letto le carte dicendo con molto tatto quello che riuscivo a decifrare. Quello che ho capito è che in realtà la gente aveva solo bisogno di parlare. Anche coloro che si mostravano sicuri, in realtà, cercavano nelle carte certezze sul lavoro, sulla salute e soprattutto sull'amore».
A parlare è una donna di Taranto che ha lavorato per oltre un anno come cartomante a un noto call-center. Ora ha deciso di rivolgersi alla Cgil per raccontare una storia di solitudine e di sfruttamento. Tutto comincia a dicembre 2016 quando trova un annuncio su internet e invia la sua candidatura. «Sono stata contattata telefonicamente e mi è stato spiegato che avrei guadagnato 7 centesimi per ogni minuto di conversazione. Non mi è stato neppure chiesto che tipo di conoscenza avessi della cartomanzia. Inizialmente lavoravo sei ore al giorno, poi siccome i clienti chiedevano di parlare con me ho iniziato a lavorarne otto». Un impiegato fulltime, ma non nella retribuzione. «Ottenere il pagamento mensile era un'odissea». Le carte erano un pretesto: la gente aveva bisogno di parlare. Lo capivo. Alcuni richiamavano e facevano le stesse domande, forse». Un bisogno di parlare costato caro: le telefonate che arrivavano avevano tariffe diverse: «Alcune duravano al massimo 15 minuti, forse perché era una telefonata attraverso l'899, altre chiamavano il cosiddetto numero geografico e pagavano con carta di credito». A giugno scorso la donna si è lincenziata in attesa di essere risarcita delle mensilità mancanti.
Per Andrea Lumino, segretario generale della Slc Cgil di Taranto, è una storia doppiamente triste: «Questa vicenda - spiega - ancora una volta racconta come c'è chi si arricchisce sui bisogni della gente: sui bisogni di chi chiama cercando risposte e sui bisogni di chi pur di sopravvivere accetta un trattamento da 7 centesimi al minuto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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