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"Io vorrei, non vorrei ma... se vuoi"

Una legislatura tragicomica che sembra scritta da un paroliere

"Io vorrei, non vorrei ma... se vuoi"

«Il centrodestra è morto, l'asse M5s-Lega è ancora maggioranza nel Paese». Per dirla alla Battisti-Mogol, i giardini di marzo si vestono di nuovi colori, dall'azzurro di 25 anni fa al gialloverde di moda oggi. Se e è vero che i due vicepremier si ispirano alla più famosa coppia della musica italiana (lo scopriremo solo vivendo) è altrettanto vero che la sceneggiatura di questa tragicomica legislatura sembra scritta con i loro versi. Salvini dice sempre che Berlusconi l'ha autorizzato. Mattarella era in pressing ma Matteo non si fidava tanto del leader M5s, così raccontano le cronache del tempo. Il Cavaliere se lo ricorda, quel momento: «All'improvviso, mi hai chiesto lui chi è, lui chi è». Salvini era indeciso, «io vorrei, non vorrei, ma... se vuoi». Poi, quando Berlusconi ha dato l'ok Salvini ha fatto una smorfia. «Un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso», avrà pensato il Cavaliere. Da allora rapporti freddi, come tra due amanti traditi, molti silenzi, «e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli». In fondo, questo amore non è una stella, ma cinque. Anche Fratelli d'Italia ha rovinato il 25mo compleanno del centrodestra, Giorgia Meloni è fra tanta gente nera una cosa bella ma tra i boschi di braccia tese la fiamma è spenta o è accesa?

Non c'è più neanche la contrapposizione Nord-Sud come nel 1994, quando l'Msi guardava al Mezzogiorno e il Carroccio schifava quei consensi. Oggi - si è visto in Basilicata - la Lega pesca in Meridione e ha persino rinunciato alla parola Nord. Certo, qualche leghista nostalgico di Pontida c'è, «Salvini, ma ti ricordi l'acqua verde e noi?».

A far esplodere la coppia Battisti-Mogol furono i soldi, il paroliere voleva il 6% anziché il 4% e fu rottura. A separare i due alleati saranno i conti pubblici e lo spettro della manovra bis. Altro che 2019 anno bellissimo, i nostri soldi erano già finiti nel 2018. Lo sanno benissimo i due: «Uscirne è impossibile per noi, è uno slogan falsità». O forse, più prosaicamente, tutto finirà quando Di Maio si accorgerà di essere stato dissanguato: «Amico caro se c'è qualcosa che non va, se ho chiesto troppo tu dammi pure la metà».

Che i voti li ho presi già.

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