Iran, si rifiuta di cantare l'inno. Asra pestata e uccisa a 16 anni

La studentessa di Ardabil picchiata con le compagne. La scalatrice "senza velo" punita: va nel carcere Evin

Iran, si rifiuta di cantare l'inno. Asra pestata e uccisa a 16 anni

Un gesto di dissenso e liberatorio contro il regime degli ayatollah. Elnaz Rekabi, 33 anni, la campionessa iraniana di arrampicata sportiva domenica ha gareggiato nella finale dei Campionati asiatici di Seul senza velo, a sostegno della protesta del popolo iraniano per Mahsa Amini. Ma poi è scattata la punizione. Reza Zarei, il capo della federazione di arrampicata iraniana, avrebbe condotto con l'inganno l'atleta dall'albergo all'ambasciata iraniana. La coraggiosa Rekabi avrebbe consegnato il suo passaporto e il suo telefono con la promessa che la sua incolumità non era in pericolo.

L'atleta da 20 anni si allena con la scuola nazionale iraniana di arrampicata e vive a Teheran con marito e famiglia. In Iran l'hijab è obbligatorio per le donne iraniane nelle competizioni sportive anche quando rappresentano all'estero il proprio paese. Per ora non sono chiare le sorti di Rekabi. IranWire, sito di informazione di giornalisti dissidenti, sostiene che Rekabi sia in volo per Teheran per poi essere trasferita nel carcere di Evin, lo stesso nel quale è stata rinchiusa e picchiata a morte Mahsa e dove sono rinchiuse decine di manifestanti. Lo stesso in cui si trova la nostra connazionale Alessia Piperno.

Il regime ha subito replicato. L'ambasciata ha smentito la notizia dell'incarcerazione e fatto sapere che Rekabi sta rientrando in patria insieme alla sua squadra. Sempre secondo Iranwire, i Pasdaran avrebbero arrestato il fratello di Elnaz, Davud Rekabi, per usarlo come ostaggio. La trama si infittisce. È comparso anche un post dell'atleta su Instagram. «Chiedo scusa per la preoccupazione che ho causato, ma a causa del poco preavviso ricevuto dagli organizzatori per il mio turno di gara, mi sono presentata involontariamente senza velo», «ora in base alle tempistiche previste sto tornando a Teheran insieme alla mia squadra». Alcuni analisti pensano che la campionessa sia stata «obbligata» a scriverlo. È stata la Bbc persiana a lanciare per prima l'allarme. Ha fatto sapere che gli amici hanno provato a contattare Rekabi senza esito. Sempre la Bbc riferisce di aver contattato il Garden Seul Hotel, l'hotel dove alloggiava il team iraniano, e di aver appreso che i membri hanno lasciato la struttura ieri mattina anche se la loro partenza era prevista per oggi. Ma scioperi e proteste di studenti e lavoratori scuotono ancora tutto l'Iran. Nella provincia di Gilan altre 880 persone sono state arrestate. Ma ci sono gravi fatti di sangue che fanno rabbrividire. Dopo Nika Shakarami, un'altra minorenne è morta a causa di un pestaggio nel liceo femminile Shahed di Ardabil nel Nord Ovest del paese. Asra Panahi, studentessa di 16 anni, è stata percossa a morte perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno alla guida suprema Ali Khamenei. In un'intervista trasmessa in tv un uomo identificato come lo zio di Asra dice che la nipote avrebbe perso la vita per un problema cardiaco congenito. La stessa diagnosi usata per giustificare la morte di Mahsa. Ma ora la comunità internazionale si fa sentire. L'Iran è al centro di nuove sanzioni formulate dalla Ue e sostenute dagli Usa a causa del nucleare, della vendita di armi alla Russia e anche per gravi violazioni dei diritti umani durante le proteste.

Subito arriva l'intervento del presidente iraniano Ebrahim Raisi che in un colloquio telefonico ieri con il sultano dell'Oman, Haitham bin Tariq Al Said, ha tuonato: «Gli Stati Uniti hanno sbagliato i calcoli nel sostenere le rivolte» e Teheran non rimarrà passiva «alle azioni ostili» americane.

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