Un presunto terrorista è fuggito la scorsa notte dagli arresti domiciliari. Afif Ben Fattotum, 39 anni, tunisino, è di fatto irrintracciabile dalla nottata di ieri. L'uomo, infatti, aveva al polso un braccialetto elettronico, visto che era in detenzione presso il suo domicilio a Martinsicuro, in provincia di Teramo. Pregiudicato per reati legati allo spaccio di stupefacenti, l'extracomunitario era attenzionato in carcere anche per radicalismo.
Secondo una prima ricostruzione il braccialetto elettronico dell'uomo è stato rinvenuto in un cassonetto della spazzatura, manomesso con la forza. Le ricerche da parte delle forze dell'ordine sono scattate immediatamente, sia da parte dei reparti locali che di quelli nazionali di tutte le forze di polizia, vista la pericolosità del soggetto. Ben Fattoum, nato a Ksour Essef, in Tunisia, il 4 agosto 1975 e residente proprio a Martinsicuro, nel 2015 aveva tentato di sfregiare in carcere il gip Giuliana Filippello, di Ascoli Piceno, in sede di interrogatorio di garanzia. Pare che l'uomo lo avesse fatto perché non poteva subire l'affronto di essere interrogato da una donna. La giudice per diversi mesi ha dovuto vivere sotto scorta delle forze dell'ordine e a girare a bordo di un mezzo blindato proprio per il tentativo di «lesioni gravissime» da parte del pluripregiudicato che, secondo fonti vicine a polizia e carabinieri, simpatizza da tempo per il Califfato islamico.
Secondo quanto raccontano le cronache locali, l'uomo era in carcere proprio per essere il presunto mandante del gesto nei confronti del giudice Filippello. Il magistrato era stata aggredita da Ben Ali, un ventiquattrenne amico di Fattoum, istigato dal tunisino per ritorsione, perché il giudice aveva ordinato il loro arresto sulla base delle accuse relative a un vasto giro di droga che si svolgeva tra la Campania, Ascoli e Teramo.
La dottoressa Filippello è stata avvertita della fuga dell'uomo e si trova attualmente sotto protezione delle forze dell'ordine proprio perché si teme che l'uomo possa andarla a cercare. Carabinieri e polizia vigilano attentamente su certi soggetti e il servizio nazionale antiterrorismo attenziona in modo particolare coloro che, anche solo ipoteticamente, sono legati all'Isis o dimostrano simpatia nei confronti del movimento di combattenti.
Si pensa che, sul territorio nazionale, siano diversi i «foreign fighters» cresciuti in Italia e poi partiti per la Siria o l'Iraq per combattere.
L'attento lavoro dei nostri servizi e degli addetti dei comparti Sicurezza e Difesa, però, consentono di poter intervenire prima che queste persone passino all'azione. Le ricerche del tunisino scomparso continueranno finché non sarà rintracciato.
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