A Istanbul insulti e accuse. Mosca-Kiev, miraggi di pace

Putin non c'è, Zelensky non sarà agli incontri: "La delegazione russa è una farsa". Il Cremlino: "Clown". Ma oggi le squadre iniziano i colloqui

A Istanbul insulti e accuse. Mosca-Kiev, miraggi di pace
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Putin fugge, Trump si fa, per il momento, da parte, e di conseguenza anche Zelensky si chiama fuori. Quello che doveva essere lo snodo decisivo per arrivare alla pace in Ucraina diventa solo l'ennesimo mattoncino di una trattativa complicatissima che va avanti piano, resta in salita e senza i protagonisti principali. I colloqui prenderanno il via oggi, dopo che ieri si è registrato l'ennesimo nulla di fatto tra accuse e insulti. La delegazione ucraina, guidata dal ministro della difesa Rustem Umerov, e quella russa, con il fedelissimo di Putin Vladimir Medinsky, inizieranno a discutere oggi anche se il segretario di Stato Usa Marco Rubio, inviato da Trump che confessa: «Non penso che abbiamo grandi aspettative». Il tutto mentre la rabbia degli Stati Uniti stessi e dell'Europa verso Mosca continua a crescere e potrebbe presto concretizzarsi nell'inasprimento delle sanzioni.

Se Putin continua a mandare avanti altri al suo posto negandosi dai confronti diretti, a parlare è Zelensky, dopo l'incontro di Ankara con il presidente turco Erdogan che continua a mettersi a disposizione (anche per interesse personale) per una qualsiasi mediazione. Il presidente ucraino ribadisce di essere «pronto a colloqui diretti» con Vladimir Putin ma «purtroppo i russi non stanno prendendo abbastanza sul serio i negoziati», screditando la delegazione russa inviata a Istanbul: «Non c'è nessuno che abbia effettivamente potere decisionale», ha detto. Per questo ha scelto di non presenziare i negoziati inviando il suo ministro della Difesa Rustem Umerov. Che il bluff di Putin abbia smascherato le intenzioni di Mosca mettendo la Russia in una posizione scomoda lo si percepisce chiaramente dal nervosismo di collaboratori e tirapiedi dello Zar. «Zelensky è un clown, un fallito, una persona dall'istruzione sconosciuta», attacca la solita portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. «Lui chiama farsa la nostra delegazione? Ma chi si crede di essere?», ha detto. Anche il suo capo, il ministro Lavrov, messo spalle al muro ha deciso di alzare il tiro. «Zelensky aveva dichiarato di volere che Putin venisse di persona. Beh, che persona penosa. È chiaro a tutti, tranne, probabilmente, a lui stesso e a coloro che lo stanno manipolando», ha detto, nel tentativo di delegittimare l'interlocutore, sforando poi nel ridicolo quando dice che «È l'Europa a non volere la pace». Puntuale è arrivata la replica di Kiev. «Invece di affrontare una seria discussione sulla fine della guerra e il ripristino della pace, quello che sentiamo dalla Russia sono insulti personali al presidente ucraino. Non è la prima volta che il ministero degli Esteri russo diventa uno zimbello», è il commento del ministero degli Esteri ucraino. Zelensky ha anche affermato che Erdogan ha riconosciuto la Crimea come ucraina e ribadito che non si potrà mai discutere di concessioni territoriali oltre a spiegare che i colloqui riguarderanno solo un possibile cessate il fuoco «perché la Russia non vuole davvero la pace» e invitando i partner occidentali a inasprire le sanzioni contro Mosca.

Una scelta che sembra obbligata per l'Europa ma anche per gli Stati Uniti che stanno discutendo, anche in occasione del vertice Nato di Antalya, una strategia comune che il ministro degli Esteri francese Barrot anticipa: «Le sanzioni riguarderanno petrolio e istituzioni finanziarie».

Una speranza di pace arriva dal Vaticano con il neo Papa Leone XIV che ha incontrato il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk e spiegato: «Sono con il popolo ucraino.

La Santa Sede continuerà a promuovere e creare tutte le condizioni necessarie per il dialogo e accompagnare il popolo ucraino in questo terribile momento della storia», ribadendo la propria disponibilità a tentare attivamente di mediare tra le parti. Si accettano miracoli.

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