Italia sconfitta sull'immigrazione Il piano di ricollocamento è un flop

Appena 1.800 i profughi smistati. Ed è boom di richieste d'asilo

Italia sconfitta sull'immigrazione Il piano di ricollocamento è un flop

Il vertice europeo ha come sempre affrontato l'emergenza immigrazione partorendo il solito topolino. L'Italia continua a subire il fallimento del grande piano di ricollocamenti dei richiedenti asilo in altri paesi Ue. A fine novembre sulle 40mila partenze previste solo 1.800 rifugiati sono stati smistati. Non solo: L'Europa punta sull'addestramento della guardia costiera libica per fermare i barconi, che in realtà incassa il pizzo dai trafficanti di uomini. E proprio ieri il Financial Times ha rivelato che l'agenzia europea Frontex accusa le organizzazioni umanitarie, con navi nel Mediterraneo per recuperare i migranti, di essere colluse con i trafficanti di uomini. Profughi e clandestini sui barconi ricevono «prima della partenza chiare indicazioni sulla precisa direzione da prendere per arrivare alle navi delle Ong». Non solo: il personale umanitario suggerisce ai migranti «di non cooperare con le autorità italiane o Frontex» per individuare la rete dei trafficanti. Le organizzazioni come Msf, che operano nel Mediterraneo, respingono sdegnate le accuse.

Il neo premier Paolo Gentiloni è arrivato ieri a Bruxelles, al Consiglio europeo dei capi di stato e di governo, annunciando che «sul tema immigrazione l'Italia è molto esigente».

Secondo l'agenzia Onu per i rifugiati al 30 novembre sono sbarcate sulle nostre coste 172.444 persone, 20mila in più rispetto a tutto l'anno scorso e superiori anche al 2014. Non solo: ieri sono saltati fuori i dati del terzo trimestre di quest'anno, che registrano l'ennesima impennata delle richieste di asilo. In tutta Europa l'aumento è del 17%. Il nostro Paese è secondo, dopo la Germania, con 34.600 domande.

Il problema è il totale fallimento del piano di ricollocamento deciso a tavolino dai paesi europei nel 2015 e sbandierato allora come un grande successo dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, oggi responsabile degli Esteri. Sui 40mila richiedenti asilo, che dovevano venir ricollocati in altri paesi Ue, sono partiti dall'Italia appena 1800.

Al vertice di Bruxelles si sono scontrate, per l'ennesima volta, Italia e Grecia da una parte ed i paesi dell'Est dall'altra, che non ne vogliono sapere di dividersi i rifugiati. Il loro slogan è la «solidarietà efficace», che prevede, al posto dei ricollocamenti, assistenza tecnica e finanziaria su base volontaria. In pratica ci teniamo i richiedenti asili in aumento ed il vertice spera in un accordo per la riforma entro giugno.

Il topolino partorito da Bruxelles è l'accordo di 600 milioni di euro per il 2016 con il Niger per la cooperazione economica e il controllo del flusso dei migranti. Buona idea fermare a monte il problema coinvolgendo anche Nigeria, Mali, Etiopia e Senegal, ma bisognerà vedere se i soldi saranno utilizzati correttamente e serviranno a ridurre i flussi.

Nella bozza delle conclusioni si legge che «iniziative dovrebbero essere intraprese per offrire ritorni volontari assistiti ai migranti bloccati in Libia». I 28 sostengono con forza «l'addestramento della guardia costiera libica, anche attraverso l'operazione Sophia», la missione navale a guida italiana che raccatta i migranti in mare.

Peccato che un reportage del settimanale Panorama denunci senza mezzi termini: «I guardacoste libici che noi addestriamo prendono il pizzo per chiudere un occhio sui barconi in partenza». La guardia costiera di Zawiya dovrebbe pattugliare le coste libiche ad ovest di Tripoli da dove sono partiti gran parte dei migranti diretti in Italia. Secondo una fonte di Panorama «l'accordo fra Unione europea e guardia costiera libica è ridicolo.

In sostanza è chiedere ai trafficanti di migranti di fermare il traffico che gestiscono». Secondo il settimanale il pizzo per ogni barcone in partenza viene incassato dagli uomini di Milad Aka al Bija, lo stesso comandante dei guardacoste.

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