«Anche i ricchi piangano», qualcuno lo ricorderà, era stato lo slogan a effetto scelto qualche anno fa da Rifondazione comunista per contestare una legge finanziaria «troppo favorevole alle classi agiate». In un manifesto affisso in tutta Italia, sotto lo slogan, c'era l'immagine di un panfilo che solo un super-ricco si sarebbe potuto permettere. I tempi cambiano, e oggi i proprietari di imbarcazioni di lusso dovrebbero però preoccuparsi meno dei comunisti avviati all'estinzione che dei jihadisti a spasso per il Mediterraneo.
Esperti militari di prima grandezza, citati dal britannico Sunday Times , mettono in guardia in primo luogo l'Italia. Secondo l'ex ammiraglio della Royal Navy Chris Parry, gli yacht di lusso e altre imbarcazioni da diporto nel Mediterraneo rischiano di finire sotto attacco da parte di jihadisti pesantemente armati a bordo di motoscafi veloci partiti da porti libici fuori controllo, in grado di muoversi minacciosamente nell'ampio spazio di mare tra la Spagna e la Grecia. «Andar per mare con uno yacht potrebbe diventare pericoloso - dice l'ammiraglio -. Se fossi un super-ricco sarei piuttosto preoccupato per la mia sicurezza personale».
Quando parla della vulnerabilità della navigazione nel Mediterraneo Chris Parry non è uno qualsiasi. È stato responsabile di un think tank del ministero della Difesa britannico, e nel 2006 aveva firmato un rapporto che metteva in guardia dal rischio che «entro dieci anni i pirati nordafricani avrebbero avuto i mezzi per attaccare imbarcazioni e spiagge nel Mediterraneo». A suo avviso, la loro pericolosità «superiore a quella dei pirati somali» deriva dalla facilità di ricevere rifornimenti di armi modernissime dalla Siria e dalla Libia: «Li vedremo presto armati di missili terra-aria, e se non faremo attenzione si procureranno anche degli elicotteri».
Il Sunday Times riporta anche l'opinione di un altra figura di alta competenza, l'ammiraglio americano James Stavridis, che è stato comandante supremo della Nato in Europa. Stavridis mette esplicitamente in guardia l'Italia, che considera esposta a un rischio «estremamente alto». I jihadisti dell'Isis, sostiene, potrebbero infiltrarsi tra i migranti clandestini o semplicemente decidere di sbarcare sulle coste italiane per conto proprio». Stavridis ricorda che nelle attuali condizioni l'Italia potrebbe richiedere in base all'articolo 4 del Trattato Nato una consultazione con gli alleati per ottenere garanzie per la propria integrità territoriale.
Minacce all'Italia continuano ad arrivare anche direttamente da siti web vicini ai jihadisti, allarmando la nostra intelligence.
In un messaggio rinvenuto da Site un militante mette in guardia l'Italia dall'entrare in guerra contro l'Isis per evitare che il Mediterraneo sia «arrossato dal sangue dei suoi cittadini». In caso contrario potranno entrare in azione sul nostro territorio «lupi solitari».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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