Gli italiani risparmiano di più perché hanno paura

Cresce il reddito disponibile ma l'aumento ridotto dei consumi indica aspettative negative

Gli italiani risparmiano di più perché hanno paura

Roma Quando tira vento di crisi le famiglie italiane ricorrono alla loro straordinaria capacità di risparmiare accantonando quote crescenti di reddito per far fronte a eventuali situazioni negative. È quanto accaduto nel 2018 in base all'analisi dell'Istat: le famiglie hanno risparmiato l'8,1% del loro reddito disponibile (7,8% l'anno precedente). La spesa per consumi, in termini correnti, è aumenta dell'1,6%, in notevole flessione rispetto al +2,7% del 2017 e con una progressione inferiore a quella del reddito disponibile (+1,9%). L'incremento annuo delle retribuzioni (+2,9%) e delle prestazioni sociali ricevute (+7,9 miliardi) hanno determinato una ripresa complessiva del potere d'acquisto (+0,9%). I consumi hanno registrato un +1,6%, ma il decremento rispetto al 2017 è stato superiore al punto percentuale. E, secondo l'analisi dell'Unione nazionale consumatori, sono comunque al di sotto dei valori che si registravano dieci anni fa quando la propensione al risparmio interessava oltre un decimo del reddito disponibile.

Che cosa significano questi dati? Da una parte si è registrata un'inversione di tendenza: la crescita dei consumi è inferiore a quella dei redditi il che significa che ciò che si guadagna non viene speso interamente. D'altro lato, l'incremento del risparmio in un contesto di tassi molto bassi e di sostanziale stabilità dei redditi da capitale lascia trasparire una sostanziale incertezza per il futuro. Si preferisce fare le «formiche» pur sapendo che coupon e dividendi non saranno generosi in quanto il futuro potrebbe essere fonte di preoccupazioni.

La recessione, tuttavia, dovrebbe essere evitata, almeno per il momento. Secondo un'analisi di Bloomberg sui dati Eurostat relativi alla produzione industriale di gennaio e febbraio l'Italia dovrebbe essere il Paese trainante dell'area euro. La buona performance di febbraio è incoraggiante anche per l'evoluzione futura del Pil. Non a caso l'Ufficio parlamentare di Bilancio nel bollettino di aprile segnala che per il primo trimestre del 2019 «si attende una variazione congiunturale del Pil dello 0,1%, spinta prevalentemente dalla ripresa della manifattura». Nel trimestre in corso il prodotto interno lordo dovrebbe continuare a espandersi «a ritmi congiunturali analoghi al precedente».

Sulle previsioni dell'Upb «gravano tuttavia diversi rischi»: il contesto internazionale, si avverte nel focus, «potrebbe risentire di nuove restrizioni agli scambi, oltre che di rischi specifici in Cina e nel Regno Unito», mentre l'economia italiana resta esposta alla volatilità dei rendimenti sui titoli del debito pubblico. Sarebbe troppo presto per festeggiare, ma il viceministro dell'Economia, Laura Castelli, ha messo da parte la prudenza. Il Paese «sta rispondendo positivamente» alle politiche del governo, ha chiosato.

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