Il premier prova a convincere gli alleati della maggioranza. Come? Durante il vertice il premier avrebbe proposto un accordo in quattro punti, chiedendo agli alleati della maggioranza di sottoscrivere un cronoprogramma nel quale sono inclusi la legge elettorale (con soglie di sbarramento sotto il 5% e preferenze con capilista bloccati), Jobs act, riforma costituzionale e delega fiscale. Nelle intenzioni del premier ci sarebbe quella di chiudere il vertice con un documento sottoscritto da tutti. L’obiettivo è incardinare la legge elettorale al Senato prima della fine dell’anno, avrebbe spiegato il presidente del Consiglio. Che poi ha ribadito l’orizzonte di legislatura dell’azione del suo esecutivo precisando "che si arriva fino al 2018". Introduzione delle preferenze, soglie al 40% per il premio di maggioranza e sbarramento d’ingresso al 3%. Questo l’orientamento nel vertice di maggioranza, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari. Questi punti dovrebbero essere inseriti nel documento in corso di preparazione a palazzo Chigi. Nel testo ci sarebbe anche l’impegno nero su bianco che si andrà alle elezioni soltanto dopo il referendum sulle riforme costituzionali.
Il presidente del Consiglio è intenzionato dunque a rispettare i tempi prefissati. Per fine anno la riforma della legge elettorale dovrà essere in Aula a palazzo Madama per un altro passaggio parlamentare. Per noi il patto resta valido - riferiscono fonti Pd - ma se Berlusconi si sfila si andrà in Aula con chi ci sta. Berlusconi non intende accettare questo timing qualora il capo dell’esecutivo dovesse accontentare in tutto e per tutto i partiti convocati questa sera a palazzo Chigi. A quel punto sarebbe un patto di maggioranza, non più il patto del Nazareno, è il ragionamento che viene riferito.
La partita sulle soglie e il premio di maggioranza alla lista restano degli ostacoli sulla strada dell’intesa. Ncd e gli altri partiti della maggioranza contano sul fatto che la soglia di ingresso venga abbassata al 3%, mentre per il Cavaliere non si può scendere sotto il 5. Una ipotesi di mediazione potrebbe essere però quella del 4%. Oggi il premier Renzi ha incontrato Alfano e Casini e si sarebbe discusso proprio su una mediazione di questo tipo che potrebbe accontentare, viene riferito, sia il Nuovo Centrodestra che Forza Italia. In un sistema "con doppio turno, con premio di maggioranza al 55% e premio alla lista, credo che la logica sarebbe non avere soglie altrimenti pensiamo a soglie del 2-3-4% massimo", ha detto la capogruppo Ncd alla Camera, Nunzia De Girolamo prima di entrare a Palazzo Chigi per il vertice di maggioranza sulla legge elettorale. "Siamo convinti che oggi si chiude. Vogliamo fare in fretta, gli italiani non ne possono più della legge elettorale. La maggioranza si mette d'accordo, poi le riforme si fanno con schieramento più ampio ma partendo dalla maggioranza", ha affermato il coordinatore del Ncd Gaetano Quagliariello arrivando a palazzo Chigi.
Berlusconi domani incontrerà i parlamentari azzurri nell’ufficio di presidenza con Raffaele Fitto intenzionato a porre nella riunione la questione del partito, oltre che a chiedere un confronto aperto sulla legge elettorale. L’obiettivo del Cavaliere è quello di tenere unito il partito, per questo motivo potrebbe ancora temporeggiare e a quel punto si andrà al confronto direttamente in Parlamento. I contatti tra Pd e FI sono ancora in corso ma l’intesa ancora non c’è e il fatto che Renzi abbia convocato la direzione del partito per mercoledì è un segnale che il capo dell’esecutivo voglia andare al G20 in Australia con i dossier già avviati. Il segretario del Pd ha messo in agenda, oltre all’Italicum, anche il Jobs act e le riforme costituzionali.
"Se Renzi ha tanta fretta sulla legge elettorale, che porti in Aula al Senato, già mercoledì prossimo, l’Italicum come è uscito dalla Camera. Noi siamo pronti a votarlo, anche con la fiducia. Se invece Renzi vuole cambiare quel testo se ne deve discutere, come prevede il Nazareno", ha detto oggi Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.
"Sulla riforma elettorale la linea del Pd è chiara. Abbiamo proposto, rispetto al testo approvato alla Camera nel marzo scorso, alcune modifiche sul tema delle preferenze, che deve includere una specifica attenzione alla parità di genere, sulle soglie di sbarramento e sulla percentuale da raggiungere per avere il premio di maggioranza, che potrebbe andare al partito anziché alla lista così da favorire il bipolarismo e ridurre la frantumazione del sistema politico. Vogliamo andare avanti e portare a conclusione l’iter della legge elettorale, e il tempo non è una variabile indipendente", ha affermato Marina Sereni, vice presidente della Camera, ai microfoni del GrRai, aggiungendo che "noi siamo per mantenere gli impegni, compreso il cosiddetto patto del Nazareno, ma in Forza Italia vediamo delle divisioni che sta a loro risolvere".
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