Uno "ius vitae" che fa onore al nostro Paese

Uno "ius vitae" che fa onore al nostro Paese

È difficile morire soprattutto quando c'è mezzo mondo che prega per te. Quando qualcuno prova a forzare il picchetto davanti all'ospedale Alder Hey di Liverpool per fermare la mano dell'uomo che sta per staccare la spina alle macchine che ti tengono in vita, in nome della legge. È difficile morire nel giorno in cui nasce un piccolo principe, ancora senza nome, nato sotto il segno di San Giorgio (e protettore del Regno Unito) che ha ucciso il Male con la spada e con la croce. Alfie Evans, il bambino britannico affetto da una malattia neurodegenerativa grave ma di fatto ancora non diagnosticata, stava già pensando alla partita a pallone con Charlie Gard e Isaiah Haastrup, vittime sacrificali della mai così perfida Albione che per i suoi sudditi ha scelto la strada più facile: l'eutanasia di Stato per le vite «inutili», stando alle parole di uno dei giudici parrucconi che ha deciso che la legge di Sua Maestà vale più della volontà dei genitori. E invece no. Quando tutto sembrava già scritto, quando persino la Morte si era affrettata inutilmente a correre al suo capezzale, il distacco del respiratore viene interrotto per un cavillo. E da Roma arriva l'altro nome della legge. Alfie è cittadino italiano, giù le mani da lui. Una specie di ius vitae firmato dal governo italiano che per una volta fa onore alla patria del diritto e che apre una partita diplomatica tra Roma e Londra. La morte di Stato può aspettare. No, non ci sono vite «inutili» ma non siamo tutti uguali davanti alla morte. Eppure la storia di Alfie insegna che basta poco per risvegliare dal torpore le nostre coscienze addomesticate dai social, che grande ruolo hanno avuto in questa vicenda a lieto fine.

Chissà se dietro la mossa di Palazzo Chigi c'è la manina di Papa Bergoglio, da cui il papà di Alfie si è recato pochi giorni fa. Di sicuro, dietro allo scontro tra leggi dell'uomo, c'è il segno del divino. Lo sa bene l'Inghilterra, che per una mano de Dios ci ha perso un Mondiale.

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