Coronavirus

Johnson archivia il Covid. "Fine delle restrizioni"

BoJo: da giovedì niente isolamento dei positivi. In Inghilterra numeri migliori che in Europa

Johnson archivia il Covid. "Fine delle restrizioni"

Niente Covid, siamo inglesi. Boris Johnson l'ha avuta vinta. Ha convinto i suoi ministri più riottosi, come il titolare della Sanità Sajid Javid, e si è presentato dapprima alla Camera dei Comuni e quindi si è presentato davanti ai giornalisti per annunciare la fine di ogni restrizione dal prossimo 24 febbraio. Per qualcuno l'ennesima mossa avventata di un primo ministro che ha gestito l'emergenza pandemica con una spavalderia che per qualcuno è tracimata nell'incoscienza. Per altri invece semplicemente l'avanguardia dell'Europa, che presto si troverà a imitarlo.

Staremo a vedere. Intanto Johnson ha annunciato ai suoi concittadini, compresa la più celebre dei contagiati, la regina Elisabetta, non che il Covid sia terminato, quello no, ma che «ora dobbiamo imparare a convivere con il virus» e quindi non ha più senso comprimere in alcuno modo la loro vita per evitare il diffondersi di un virus che ormai non fa più paura. Niente più vincoli, quindi, fine dell'obbligo dell'isolamento per le persone contagiate, che da giovedì saranno incoraggiati a far uso del senso di responsabilità personale in caso di infezione, come avviene attualmente quando si è soggetti a «un'influenza». È stata annunciata anche la graduale revoca della distribuzione gratuita a pioggia dei test antigenici. «Abbiamo superato il picco di Omicron», ha tagliato corto BoJo.

Johnson appare particolarmente orgoglioso di questa scelta, ne fa un vanto patriottico, ben sapendo quanto i sudditi della regina (positiva) siano sensibili all'argomento. Si vanta del successo della vaccinazioni e del primato in Europa nei booster: «Siamo in una posizione di forza per prendere in considerazione la revoca delle restanti restrizioni legali, ora che l'81 per cento degli adulti ha già ricevuto una dose di richiamo in Inghilterra e i casi continuano a diminuire», si legge in una nota di Downing Street.

Certo, il confronto tra quanto accade a Londra e quanto accade a Roma (ma anche a Madrid e a Parigi) colpisce. L'avventurismo di BoJo e assai più distante dalla prudenza continentale rispetto allo spread delle cifre delle vaccinazioni e dei contagi. Per dire, negli ultimi sette giorni in Italia si sono conteggiati in media 51.311 contagi al giorno, mentre nel Regno Unito, che ha una popolazione di sette milioni superiore alla nostra, il dato è poco più basso: 44.180. Nel Regno Unito ci sono più attuali positivi (1.745.244 da loro e 1.321.971 da noi) e 11.223 pazienti Covid ricoverati (da noi 13.375) e 335 in terapia intensiva (contro i nostri 928) e anche il loro numero di morti è più basso (la media mobile degli ultimi sette giorni è da loro di 125 decessi e da noi di 271). La vera differenza sta nel fatto che nei vari momenti dell'emergenza sanitaria le misure di contenimento del Covid Oltremanica sono state in genere molto più lievi rispetto alle nostre, forse c'è da riflettere. Anche se non sono mancate le gaffe, gli errori e i disastri anche in Downing Street.

Ma torniamo all'oggi. Johnson ha promesso di adottare un «approccio prudente» e di conservare nel cassetto misure di emergenza in caso di nuove e imprevedibili varianti. L'intenzione del governo conservatore è di ridurre notevolmente il numero di test per concentrarli sulla popolazione più vulnerabile. E in primavera ecco la quarta dose del vaccino per tutti gli over 75 e le persone vulnerabili dai 12 anni in su, mentre l'idea è quella di estendere in autunno l'offerta della quarta dose booster ad altre fasce di età. E Johnson dovrà anche occuparsi della positività regale di Elisabetta II, che si trova in isolamento al castello di Windsor: i due si sono sentiti in un'udienza virtuale, che verrà ripetuta in caso di necessità.

Elisabetta, a quasi 96 anni, continuerà per tutta la settimana a lavorare in modalità virtuale.

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