New York Sono ore decisive per Brett Kavanaugh, il giudice nominato dal presidente Donald Trump alla Corte Suprema, da settimane sulla graticola per le accuse di aggressione sessuale mosse da tre donne. La Casa Bianca ha ricevuto il rapporto supplementare dell'Fbi sul magistrato e lo ha poi inviato alla commissione giudiziaria del Senato. «Non abbiamo appreso nulla di nuovo e basandoci su quello che sapevamo prima siamo fiduciosi» sulla conferma di Kavanaugh, afferma la portavoce di Pennsylvania Avenue, Sarah Sanders. Mentre Trump parla di accuse «totalmente non corroborate» contro il suo pupillo. «Questo è un momento molto importante nel nostro Paese. Giusto processo, correttezza e buon senso sono ora alla prova», scrive su Twitter. «È la settima volta che l'Fbi indaga sul giudice Kavanaugh - continua - Se ne facessimo cento, non sarebbe ancora sufficiente per i democratici ostruzionisti». Poi dice che «il trattamento duro e ingiusto del giudice sta avendo un incredibile impatto sugli elettori»: «La gente ha capito molto meglio dei politici. E cosa importante, questa grande vita non può essere rovinata dai meschini e deprecabili democratici e da accuse totalmente non corroborate».
Le sorti del magistrato dovrebbero decidersi nel fine settimana: il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, ha acconsentito a tenere oggi il primo voto procedurale sulla conferma del giudice, per poi passare - probabilmente - al voto finale in aula domani. «I fatti non supportano le accuse, mentre supportano una forte, inequivocabile smentita», commenta McConnell. «Nessuna delle accuse è stata corroborata in sette indagini», prosegue, attaccando i dem per aver tentato di «diffamare questo brav'uomo e di trascinarlo nel fango».
L'ago della bilancia potrebbero essere due dei tre senatori del Grand Old Party sinora incerti sulla conferma, che pur senza sciogliere la riserva si dicono però soddisfatti dei risultati. «Non abbiamo visto ulteriori informazioni a suffragio delle accuse», spiega Jeff Flake dell'Arizona, mentre Susan Collins del Maine afferma: «Sembra un'indagine molto approfondita». Un sì di entrambi assicurerebbe a Kanavaugh il via libera nel massimo organo giudiziario americano.
I democratici, invece, sostengono che l'inchiesta del Bureau è «incompleta», non sono stati sentiti né l'accusato né la sua accusatrice, Christine Blasey Ford, e pensano che l'Fbi potrebbe essere stata contenuta nel suo lavoro dalla Casa Bianca. «È un'indagine molto limitata, la parte più rilevante è quello che non c'è», chiosa la senatrice Dianne Feinstein. E secondo il leader della minoranza dem al Senato, Charles Schumer, non è vero che non ci sono indizi della cattiva condotta del giudice.
Intanto emergono nuovi dettagli su un'altra inchiesta, quella del New York Times sulle presunte frodi fiscali del tycoon (che i suoi legali definiscono «al 100% false»). A imprimere una svolta sarebbero state alcune carte relative alla sorella maggiore del presidente, Marianne Trump Barry, che ha sempre mantenuto un basso profilo da quando lui si è candidato a Usa 2016. Secondo il Nyt uno dei principali risultati è rappresentato infatti da alcuni documenti finanziari presentati da Marianne alla fine degli anni Novanta per la conferma della sua nomina come giudice d'appello federale. I reporter si sarebbero così imbattuti nella All County Building Supply & Maintenance, società di proprietà della famiglia Trump in cui sostengono che Fred C. Trump faceva transitare i soldi destinati ai figli senza pagare le dovute tasse. E un nuovo attacco al Commander in Chief arriva dal sindaco di New York Bill de Blasio, esponente dell'ala progressista dem e acerrimo nemico di The Donald.
«La Grande Mela lavorerà con lo stato di New York per indagare a fondo, e vedere di recuperare ogni dollaro di tasse non pagate che Trump ha sottratto ai cittadini», afferma, sottolineando come alla luce dell'inchiesta del Nyt il tycoon potrebbe incorrere in «sanzioni civili molto pesanti» per frode fiscale.
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