Kavanaugh a un passo dalla Corte Suprema: decisiva una senatrice

La repubblicana Collins sceglie di sostenere il giudice. Con lui anche il dem Manchin

Dopo settimane di accuse e scontri durissimi il Senato spiana la strada verso la Corte Suprema al giudice Brett Kavanaugh. E il presidente Donald Trump si prepara ad incassare un'altra vittoria chiave, dopo l'ultimo successo dei dati sull'economia, con la disoccupazione al 3.7%, ai minimi dal 1969. A ipotecare la conferma del magistrato, accusato di aggressioni sessuali risalenti agli anni Ottanta, è stata proprio una donna. Dopo il via libera del voto procedurale la senatrice repubblicana Susan Collins, una dei quattro incerti, ha annunciato il suo sì anche nel voto finale al termine di un discorso durato quasi un'ora. Giustificando la decisione in nome del principio della presunzione di innocenza in seguito all'indagine dell'Fbi, che a suo avviso non ha corroborato le accuse mosse da Christine Blasey Ford. Degli altri indecisi, la collega del Grand Old Party Lisa Murkowski si è schierata per il no, l'unica nel suo partito, mentre Jeff Flake si è allineato.

E a blindare il via libera di Kavanaugh ci ha pensato il democratico Joe Manchin, in corsa per la rielezione nello Stato «rosso» del West Virginia: con il suo sì (lo ha definito un «giurista qualificato») il giudice ha 51 voti a favore, a fronte dei 49 contrari. Una maggioranza sufficiente senza che sia necessario il sì del vicepresidente Mike Pence, decisivo nelle situazioni di stallo (50 a 50). «Le donne che sostengono Kavanaugh e molti altri che lo appoggiano si stanno radunando a Capitol Hill in vista del voto - ha scritto su Twitter il tycoon -. È una bella cosa da vedere, non sono manifestanti di professione pagati. È un grande giorno per l'America».

Ed è un grande giorno anche per il presidente e per i repubblicani, che si preparano a portare il secondo giudice conservatore nella Corte Suprema dopo Neil Gorsuch, spostandone verso destra gli equilibri politici per i prossimi decenni. Kavanaugh è «altamente qualificato per la Corte Suprema», ha commentato da parte sua la first lady Melania Trump dall'Egitto, ultima tappa del suo viaggio in Africa. Precisando poi di essere «contenta» che Christine Ford - la prima accusatrice, comparsa davanti dalla commissione giustizia - «sia stata ascoltata», poiché le vittime di ogni tipo di abuso e violenza vanno aiutate. Nel frattempo centinaia di manifestanti sono scesi in strada a Washington per protestare contro la nomina davanti alla sede del Congresso e alla Corte Suprema, al grido «non è adatto» e «non è finita qui». Per il leader della maggioranza Gop in Senato, Mitch McConnell, le proteste, insieme all«opposizione degli avversari, «stanno stimolando la base repubblicana»: «Voglio ringraziare la folla, hanno fatto l'unica cosa che avevamo problemi a fare». Nonostante fino a poco tempo fa Kavanaugh venisse considerato in modo bipartisan uno dei migliori giuristi americani, i democratici non mollano. E hanno assicurato che apriranno un'indagine sulle accuse di molestie e falsa testimonianza contro il giudice scelto Trump, nel caso in cui conquistassero il controllo della Camera alle elezioni di Midterm a inizio novembre. Un'inchiesta, ha spiegato Jerrold Nadler, il deputato di New York in corsa per diventare il presidente della commissione giustizia della Camera, è necessaria perché il Senato non ha rispettato il suo mandato costituzionale, e perché in gioco c'è la legittimità della Corte Suprema.

Il rischio, dopo l'aspra battaglia tra repubblicani e democratici che ha diviso il Paese, è secondo alcuni osservatori che il massimo organo giudiziario venga ora percepito come un'estensione della politica. «La Corte Suprema rischia di perdere la sua legittimità se non viene considerata imparziale», hanno detto Elena Kagan e Sonia Sotomayor, i due giudici nominati da Barack Obama.

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