Kazakistan, l'ultima accusa: "È golpe jihadista"

Tokayev: "Noi aggrediti da terroristi stranieri". Putin: "Non staremo qui molto"

Kazakistan, l'ultima accusa: "È golpe jihadista"

Il presidente kazako Tokayev sposa le rivelazioni del Gru, il servizio di spionaggio delle Forze armate russe, e denuncia un tentativo di colpo di stato dietro alle violenze che nell'ultima settimana hanno insanguinato il Paese. «Abbiamo subito una vera e propria aggressione dall'esterno - spiega - fornirò alla comunità internazionale le prove del coinvolgimento di terroristi stranieri». Domenica il direttore dello spionaggio militare di Mosca, l'ammiraglio Igor Kostyukov, aveva rivelato che a fianco della gente comune, che protestava per i rincari di gas e benzina, erano scesi in strada guerriglieri con esperienza di combattimento nelle zone calde del pianeta. «Sono gruppi addestrati e di natura jihadista. Alcuni sono entrati in Kazakistan poco prima degli scontri, altri appartengono a locali cellule dormienti che attendevano solo di essere svegliate».

In attesa delle prove, ieri Kanal 24 ha trasmesso il video di un presunto terrorista proveniente dal Kirghizistan, che ha dichiarato a favore di telecamera di aver ricevuto 200 dollari per compiere atti violenti in piazza. Peccato che l'uomo, con parecchie ferito al volto, sia stato riconosciuto dai familiari: è Vikram Ruzakhunov, un pianista jazz che si trovava ad Almaty per un concerto. Tra bugie, supposizioni e mezze verità, Tokayev ha ribadito di non aver alcuna intenzione di sparare sui manifestanti pacifici. Ha rivelato che l'operazione antiterrorismo prosegue, ma che è in fase di conclusione, e ha rivoluzionato i vertici dell'intelligence. Dopo l'arresto del numero uno del Comitato nazionale per la sicurezza (Knb), Masimov, accusato di alto tradimento, e il licenziamento dei due vice, Osipov ed Ergozhin, è stato scelto alla guida degli 007 Ermek Sagimbayev, ex dirigente del Servizio di sicurezza presidenziale. Per capire in che direzione andrà la crisi, gli analisti attendono l'intervento odierno del presidente in Parlamento. Non è esclusa la nomina di nuovi membri del governo.

La situazione nel Paese è ancora molto delicata e instabile. Le persone detenute sono oltre 8mila e l'Onu chiede che la giustizia per i detenuti venga garantita in conformità con gli standard internazionali. Ad Aktobe e Beyneu, nella zona occidentale, si spara ancora. La capitale Nur-Sultan, e Almaty vivono invece una situazione di calma apparente, garantita dai militari kazaki e russi che hanno allestito posti di blocco e controllano chi viaggia in auto. Internet funziona in maniera saltuaria, i bancomat sono fuori uso e l'assenza di contante non consente alle persone di fare la spesa. I blocchi imposti stanno creando problemi nella distribuzione di viveri, così come nell'approvvigionamento di carburante. Le famiglie delle forze dell'ordine che sono morte durante le rivolte riceveranno appartamenti dallo stato, si legge in una nota ministeriale.

La crisi viene gestita non solo militarmente da Mosca, ma anche sotto l'aspetto politico. Putin ieri ha riferito che i suoi soldati lasceranno il Paese dopo la fine della loro missione, difficile però a questo punto che possa accadere entro la fine del mese. Anche il leader del Cremlino è convinto che dietro le proteste si nasconda la mano di forze straniere. «Non è la prima volta, e non sarà purtroppo neppure l'ultima, di azioni di disturbo dall'esterno negli affari interni dei nostri Stati». Anche la Cina, per la prima volta allo scoperto sulla questione kazaka, ha assicurato assistenza a Tokayev, ribadita anche dalla Turchia di Erdogan.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi plaude all'intervento di Mosca e prevede scenari tutt'altro che rosei: «C'è ancora molto lavoro da fare - ha chiarito - il Kazakistan avrà bisogno dell'esercito russo ancora per parecchio tempo».

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