Kiev rilancia: "Ancora più attacchi con i droni"

Russia bersagliata dal cielo. Così l'Ucraina vuole fiaccare e isolare il Cremlino

Kiev rilancia: "Ancora più attacchi con i droni"
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Sul terreno l'armata di Kiev arranca, ma nei cieli i suoi droni continuano a bucare le difese russe bersagliando città e basi militari. Ieri è successo di nuovo. A Kurchatov, città della regione di Kursk sede di una centrale nucleare, due aerei senza pilota hanno centrato alcuni edifici. E a Mosca, l'ennesima incursione ha provocato un vasto incendio in un quartiere sud occidentale. Ma l'attacco più clamoroso è quello di Pskov, la base aerea non distante dal confine lettone dove i droni ucraini hanno replicato l'assalto di qualche giorno fa danneggiando un altro velivolo da trasporto russo.

In questo scenario gli aerei senza pilota di Kiev sembrano aver assunto un nuovo ruolo. Se fin qui servivano essenzialmente a provocare il gigante russo oggi sembrano i protagonisti di una strategia rivolta a sopperire agli insuccessi dell'offensiva terrestre. I numeri parlano chiaro. I russi sostengono di aver abbattuto - solo nell'ultima settimana - ben 281 droni ucraini, 29 dei quali penetrati fin dentro le regioni occidentali del paese. Dati che fanno il paio con quelli del «Royal United Services Institute» (Rusi) il centro studi inglese specializzato in questioni militari secondo il quale gli ucraini impiegano - e perdono - quotidianamente circa 300 droni, per un totale di quasi diecimila al mese. Il tutto grazie ad un budget che per ammissione di Kiev prevede oltre un miliardo di euro per lo sviluppo degli aerei senza pilota. Questi numeri e la spregiudicatezza con cui il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak annuncia che «gli attacchi aumenteranno» fanno capire due cose. La prima è che i componenti elettronici capaci di garantire una simile attività provengono necessariamente dai paesi della Nato e dagli altri alleati di Kiev. La seconda è che, nonostante smentite e apparenti dinieghi, Stati Uniti ed Alleanza Atlantica sembrano approvare sia l'intensificarsi degli attacchi, sia la scelta di obbiettivi non più semplicemente tattici, ma strategici.

Una scelta evidenziata dall'attacco del 22 agosto all'aeroporto di Soltsy-2 a sud di Pietroburgo conclusosi con la distruzione di almeno un Tupolev Tu 22, un bombardiere supersonico catalogato dalla Nato come forza aerea «strategica». Del resto solo i sistemi satellitari occidentali possono aver segnalato la presenza sulla pista di quel bombardiere. Tutta l'attività delle migliaia di droni ucraini è infatti coordinata, da «Delta» un sistema di intelligenza artificiale messo a punto con il coordinamento della Nato. Il sistema, sviluppato fin dal 2017, consente ai comandi di Kiev di visionare sui propri terminali l'intero schieramento di mezzi russi individuati da satelliti, droni o semplici osservatori sul campo. In questo contesto nessun obbiettivo affidato ai droni può sfuggire ai centri di comando Nato incaricati di monitorare la situazione sul campo.

La strategia che punta sull'intensificazione di questi attacchi aerei per fiaccare la resistenza non solo militare, ma anche politica del Cremlino risulta evidente anche ascoltando le più recenti dichiarazioni di Zelensky. Quando il presidente ucraino allude ad una soluzione diplomatica per la Crimea non s'illude, chiaramente, di ottenere al tavolo delle trattative quanto non è riuscito a riconquistare sul campo di battaglia. Potrebbe farlo solo se dall'altra parte ci fosse un Vladimir Putin fiaccato dalla guerra, privo di sostegno popolare e pronto a tutto pur di garantirsi una pace veloce ed immediata. L'implicito via libera americano ad una guerra dei droni combattuta sul territorio russo lascia però spazio a questa scommessa.

A fronte della fallimentare offensiva terrestre punta ad offrire un'ultima opportunità all'alleato. Nella speranza, per ora assai azzardata, che la guerra aerea portata dai droni fin dentro la «casa russa» isoli Putin e gli tolga il sostegno di cui continua a godere.

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