Il killer di Gaia forse italiano La pista dell'abuso sessuale

Nuovi sospetti dopo l'interrogatorio di un'amica della ragazza piacentina. L'autopsia: ferite sul corpo e segni di strangolamento. Probabile la violenza

Gaia Molinari, la 29enne piacentina trovata morta in Brasile
Gaia Molinari, la 29enne piacentina trovata morta in Brasile

Potrebbe essere un italiano il nuovo sospettato per la morte di Gaia Molinari, la 29enne piacentina trovata morta il giorno di Natale a Jericoacoara, poco meno di 300 chilometri da Fortaleza. Sabato gli investigatori avevano interrogato e sottoposto ad accertamenti due brasiliani, rilasciati subito dopo perché a loro carico non erano emerse prove sufficienti. La polizia civile, riferisce l'edizione online del quotidiano Diario do Nordeste , sta ora puntando le proprie attenzioni su uno straniero, probabilmente italiano, la cui identità non è stata resa nota per non ostacolare le indagini.

L'attenzione dei detective della polizia civile si è concentrata su di lui dopo aver ascoltato la testimonianza di Mirian Frana, l'amica brasiliana con cui Gaia si era recata negli ultimi giorni a Jerocoacoara per trascorrere una vacanza e con la quale sarebbe dovuta ripartire il 24 dicembre. Dall'autopsia è emerso che la donna è morta per asfissia da strangolamento, dunque sembra assai probabile l'ipotesi di violenza sessuale. Inoltre, sempre dall'autopsia, sono emersi lividi e ferite sul corpo e sui polsi, oltre che una frattura al cranio.

Gaia Molinari, residente a Parigi, si trovava da due mesi in Brasile per insegnare inglese e imparare il portoghese. Il cadavere immerso in una pozza di sangue era stato scoperto da alcuni turisti tra le sterpaglie vicino a una spiaggia di Jericoacoacara.

In queste ore gli amici di Gaia Molinari la stanno ricordando su Facebook postando fotografie e ricordi vissuti assieme in un album intitolato: «Gaia Molinari forever». Un'amica di lunga data spiega: «Intanto vogliamo ricordarla così, siamo in contatto con la famiglia e attendiamo di capire quando la salma verrà riportata in Italia. Saranno tempi piuttosto lunghi, immaginiamo, ma quando tornerà noi ci saremo. Si sentiva di essere in questa vita - aggiunge la ragazza - per fare del bene agli altri e aveva deciso che i bambini disagiati avessero bisogno di lei. Era partita con la convinzione di riuscirci e sono convinta che abbia portato loro il suo sorriso, quello che faceva la differenza. Si era convinta che il Brasile fosse solo la prima meta di un lungo viaggio. Poi piano piano sarebbero arrivate le altre. Non avrebbe rinunciato per nulla al mondo a quei viaggi. Era la sua prima esperienza da volontaria con una Ong».

Anche la madre, Valentina Carraro, la ricorda il più serenamente possibile, riferendo di non cercare vendetta. «Quando Gaia tornerà a casa - fa sapere - faremo una festa con tutti i suoi amici e con la musica dei Pink Floyd, che le piaceva tanto. Vorrei che la sua morte avesse un senso, vorrei darle un significato “buono”, pieno di quella “luce dell'anima” che lei disseminava a chi le era vicino». «Gaia - ricorda la mamma - era sempre in giro per il mondo, prima per studiare, poi per lavoro, infine per questo volontariato diventato la ragione della sua vita. Era in Brasile con un progetto internazionale di aiuto, prima era stata a San Paolo a insegnare l'inglese ai bambini delle favelas, poi a Fortaleza. Aiutando questi bambini aveva completato un suo percorso spirituale. Nell'imminenza del Natale aveva deciso di andare con un'amica brasiliana in vacanza a Jerocoacoara, una spiaggia molto bella. Ne avevamo parlato il giorno prima della sua morte, mi aveva contattato su Skype . Mi raccontava in che luogo meraviglioso si trovava, voleva aprire con me un bed&breakfast e immaginava già di portarci anche il nonno per cucinare e il suo fratellino per fare windsurf».

«Grazie a Gaia - aggiunge la mamma - sono nata tre volte: la prima quando l'ho messa al mondo e mi sono sentita per la prima volta una donna; la seconda quando ha avuto un problema di salute e l'ho aiutata a superarlo sentendomi vicina a lei come mai prima; la terza, purtroppo, quando me l'hanno portata via, perché ho scoperto quanto amore e quanta “luce” mia figlia aveva seminato in giro per il mondo».

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