L'altra guerra del Cremlino. Nel metaverso del dittatore Vladimir Putin la posizione dell'Occidente sull'Ucraina è «un teatro dell'assurdo». Ai corridoi umanitari non si sarebbe presentato nessuno e sarebbero i «nazisti ucraini» a impedire ai civili di lasciare il Paese. E infine, assicura Putin, a Kiev chi ha opinioni diverse dal regime del presidente Zelensky viene fucilato. Propaganda del Cremlino per manipolare l'opinione pubblica, prima di tutto quella russa, abilmente tessuta anche dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che accusa Zelensky di cambiare idea ogni giorno e di volere a tutti costi il coinvolgimento della Nato nel conflitto per scatenare una guerra mondiale.
Ma mentre Putin e Lavrov dipingono lo storyboard di una guerra «alternativa» a quella reale arrivano anche, e chiarissime, le minacce del presidente russo che non mostra alcuna reale apertura ad eventuali negoziazioni. Se non si accettano le condizioni di Putin l'Ucraina sarà annientata e il dopo è un buco nero.
«Le sanzioni che vengono imposte alla Russia sono come una dichiarazione di guerra, - dice Putin- Molto di ciò che sta accadendo ora e di ciò a cui stiamo assistendo e di ciò che accadrà è senza dubbio un modo per combattere contro la Russia».
Non solo. Visto che Kiev continua a chiedere alla Nato di dichiarare l'Ucraina no fly zone Putin ribadisce che «ogni mossa in quella direzione sarebbe considerata una partecipazione al conflitto armato». L'Alleanza atlantica ha comunque confermato un netto «no» alla richiesta ucraina di stabilire una no-fly-zone.
E nonostante sia lo stesso Putin a dichiarare che le sanzioni di fatto sono un a dichiarazione di guerra, il Cremlino non proclamerà la legge marziale. «La legge marziale si applica in caso di aggressione nelle regioni dove si svolgono i combattimenti: non abbiamo una situazione del genere, e spero che non accada», insiste Putin.
Certo è che le sanzioni alla Russia stanno facendo male. Ma la via del negoziato non è praticabile anche secondo l'ex capo dello Stato ucraino, Petro Poroshenko. «Putin non è un diplomatico e capisce solo parole come forza. Ringraziamo l'Europa per le sanzioni. Ogni singolo giorno, però, bisogna inasprirle», avverte Poroshenko.
Putin che teme di perdere ulteriormente il consenso del suo popolo ha imposto un ulteriore giro di vite alla libera informazione: pesanti multe ma anche carcere per chi dice «bugie» sulla guerra. Una stretta che «nasce dalla necessità urgente dettata da una guerra di informazione senza precedenti contro la Russia», spiegai il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov.
E certo si moltiplicano i segnali di un pesante clima di repressione e censura su quanto sta realmente accadendo.
É ancora una volta Lavrov, al quale evidentemente spetta la parte del «poliziotto buono», a ribadire che i negoziati non decollano perché «la parte ucraina inventa delle scuse, ritarda». Lavrov getta discredito su Zelensky: è lui, dice, «che vuole provocare il conflitto coinvolgendo la Nato: decide in base a come si sveglia la mattina. Spero che il suo umore cambi, siamo in balia del suo umore».
Lavrov che per primo giorni fa ha evocato il rischio di una guerra nucleare ieri ha poi anche chiesto garanzie da parte degli Usa prima di approvare l'accordo sul nucleare sul quale si sta lavorando ai colloqui di
Vienna. La Russia chiede che evnetuali sanzioni imposte anche in futuro non riguardino mai e nessun caso il diritto della Russia «a un commercio, a investimenti e a una cooperazione economica e tecnico-militare con l'Iran».
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