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L'"amplificatore" e "la bestia": ecco i segreti di Salvini

Nel libro di due giornalisti del Giornale "Il metodo Salvini", il ritratto del guru Morisi: "Sono il megafono del Capitano"

L'"amplificatore" e "la bestia": ecco i segreti di Salvini

Per gentile concessione dell'editore Sperling & Kupfer pubblichiamo uno stralcio del libro Il metodo Salvini, scritto a quattro mani dai giornalisti del Giornale Francesco Maria Del Vigo e Domenico Ferrara. All'interno del testo è presente anche un'ampia intervista esclusiva al leader della Lega Nord: tra i vari passaggi, Salvini annuncia che in una sua ipotetica squadra di governo vorrebbe sicuramente Silvio Berlusconi al ministero degli Esteri.

Matteo Salvini è ovunque. Si affaccia su tutti i canali televisivi: dai grandi network nazionali alle più sperdute televisioni di provincia. Quando non passa attraverso il tubo catodico, la sua voce si diffonde tramite le onde radio. E quando - raramente - non trova spazio neppure dietro ai microfoni ci pensa direttamente lui a divulgare il verbo leghista attraverso il web. E a volte fa anche tutto insieme. Salvini è ubiquo: ti dà la buonanotte dalle poltroncine ovattate e soporifere di Porta a Porta e te lo ritrovi la mattina, già fastidiosamente iperattivo, sulle sedute di Omnibus .

La comunicazione del leader del Carroccio è una e trina. Perché Salvini è il primo leader totalmente crossmediale, che saltella senza grosse difficoltà da un media all'altro. Per rendersene conto basta vedere il frame di una sua qualunque apparizione televisiva. Si presenta davanti alle telecamere sempre nello stesso modo: una felpa con il nome della città o della regione nella quale si trova (primo messaggio) e l'immancabile iPad in mano con il quale twitta e commenta in tempo reale quello che sta accadendo (secondo messaggio). E in più parla a favor di telecamera (terzo messaggio). Tre canali, tre autostrade. Perché se Salvini è - senza dubbio - una star della televisione, è ancora di più una webstar. E in questo si intreccia direttamente con Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, il partito con il quale la Lega ha avuto il massimo passaggio - di andata e di ritorno - di elettori. Grillo è un profeta della rete. Ne parla, la diffonde, pensa che possa essere la medicina in grado di neutralizzare tutti i mali della nostra società. E in più si avvale di Gianroberto Casaleggio, guru di internet e proprietario di una società di comunicazione on line.

Il deus ex machina del successo salviniano in rete è Luca Morisi, quarantadue anni, professore di Informatica filosofica all'università di Verona. Secondo le malelingue, è lui il Casaleggio di Matteo Salvini, l'uomo che lo ha convertito alla tecnologia, ma Morisi fa il modesto e respinge persino l'etichetta, a dire il vero non troppo infamante, di spin doctor: «Io sono il megafono, l'amplificatore del Capitano». In realtà il professore incarna una figura professionale piuttosto rara sul mercato: un genio della rete con una solidissima formazione filosofica. Insomma, non è il solito nerd brufoloso con gli occhiali aggiustati con lo scotch. Leghista credente, ma non praticante, s'innamora di Salvini quando, nel 2012, lo vede comparire nel salotto tv di Bruno Vespa con l'iPad sotto il braccio. È un'illuminazione, un'epifania. Inizia il sodalizio.

«Lui scrive i post e i tweet, io lo aiuto a massimizzare e amplificare il suo messaggio sul web», racconta il filosofo della rete. Salvini ci mette la sua carica comunicativa e Morisi - con il suo piccolo e giovanissimo staff - fa il resto. Dietro il travolgente successo del leader leghista, oltre alle sue indubbie capacità, c'è un sistema che Morisi ha codificato in un acronimo: Trt. Che non è il nome di un ordigno, anche se la miscela è comunque esplosiva. La sigla sta per: territorio, rete, tv. Salvini, secondo il suo guru, è l'unico politico ad avere abbattuto il muro televisione-web, senza avere perso i legami con la base e il territorio. Un mix comunicativo che gli consente di raggiungere tutti gli strati della popolazione. Hanno creato addirittura un sistema informatico ad hoc per monitorare i social del leader e il successo dei suoi post, e lo hanno battezzato con un nome ultrasalviniano: la Bestia.

E i risultati si vedono se è vero, come sussurrano i ben informati, che Facebook Italia si è interessata al profilo di Salvini come a un vero e proprio caso di studio.

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