L'"Iron Man" dei ghiacci amputato "Adesso voglio mano e piedi bionici"

Roberto Zanda aveva rischiato l'assideramento in una gara estrema

L'"Iron Man" dei ghiacci amputato "Adesso voglio mano e piedi bionici"

Milano Aveva fatto un patto con Dio, Roberto Zanda. Un patto in cui gli aveva chiesto di salvargli la vita anche a costo di perdere mani e piedi rimasti congelati in quella tragedia che è stata la Yukon Arctic Ultra, la gara estrema nei ghiacci tra Canada e Alaska dove il sessantenne Iron Man sardo è rimasto quattordici ore in balia del gelo a 50 gradi sottozero. E purtroppo così sarà. Lunedì è stato fissato l'intervento che porterà all'amputazione dei piedi e della sua mano destra. L'ex paracadutista cagliaritano è ricoverato dal 19 febbraio scorso all'ospedale Parini di Aosta che ha un reparto specializzato per questi casi e dove i medici hanno tentato di tutto per salvargli gli arti con sedute di camera iperbarica e interventi di vascolarizzazione anche con tecniche sperimentali. Ma non c'è stato nulla da fare perché la situazione era gravemente compromessa e il grado di congelamento troppo avanzato. Zanda, che gli amici chiamano affettuosamente «Massiccione», è un atleta esperto con diverse gare «estreme» portate a termine. Nell'ultima avventura, un'edizione tra le più tormentate dal maltempo della Yukon Artic che aveva visto il ritiro di 21 dei 24 atleti partiti, ad un certo punto qualcosa è andato storto e nel tentativo di ritrovare il percorso di gara si era allontanato dalla slitta dotata di Gps per poi cadere in un fossato di neve alta fino all'ombelico: bloccato e impossibilitato a dare l'allarme all'organizzazione, l'ultramaratoneta cagliaritano è entrato in ipotermia e ha rischiato di morire assiderato. Quattordici drammatiche ore senza notizie fino al ritrovamento e ai soccorsi che gli hanno salvato la vita ma non gli arti. L'intervento, fa sapere la compagna di Zanda, sarà lungo e delicato e la decisione di amputare arriva proprio nel giorno in cui l'Officina Ortopedica Maria Adelaide, azienda torinese tra le poche realtà accreditate in Italia per gli arti bionici, si è detta pronta a fornire allo sfortunato Iron Man tutto il supporto necessario per restituirlo alla sua quotidianità attraverso l'applicazione di i-Limb, mano bionica capace di un'autonomia mai raggiunta dai precedenti prototipi. «Il vero pericolo nella vita è l'attaccamento a tutto quello che può essere sostituibile - scrive Zanda sulla sua bacheca Facebook -. La parola giusta è separazione e trasformazione perché l'amputazione è sempre emotiva...

Ora siamo pronti a mandare in pensione queste mani e questi piedi che hanno fatto tanto lavoro e tanti chilometri. A 60 anni è arrivato il momento che le lasci andare per sostituirle con qualche cosa di più giovane, qualche cosa di bionico...».

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