Per una bizzarria di un destino che non è mai casuale, il susseguirsi lo scorso anno di due fatti traumatici nell'arco di 24 ore, la strage di Nizza il 14 luglio, e il fallimento di un «colpo di Stato» più che sospetto in Turchia il 15 luglio, ci fa toccare con mano sia l'errore madornale dell'Europa che si è affidata ai sedicenti «musulmani moderati» per sconfiggere il terrorismo islamico autoctono ed endogeno, sia l'infondatezza e la potenziale pericolosità del cosiddetto «islam moderato».
Sono i fatti a dimostrare che il vero colpo di Stato l'ha fatto il presidente Erdogan. Non avrebbe potuto chiedere di meglio per consolidare la dittatura personale e soprattutto per accelerare l'islamizzazione di uno Stato che era l'unico sostanzialmente laico e democratico in seno alle popolazioni a maggioranza musulmana. I numeri della brutale repressione sono veramente impressionanti: 50.504 gli arrestati, di cui 8.849 agenti di polizia, 7.143 militari, 2.642 magistrati; 150mila gli epurati, licenziati o sospesi dalla pubblica amministrazione; 168.801 i procedimenti giudiziari in corso per complicità con il presunto «colpo di Stato».
Erdogan è la dimostrazione vivente che il cosiddetto «islam moderato» è solo una maschera di cui ci si libera non appena le condizioni consentano di affermare il «vero islam» che si sostanzia di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
Eppure la Turchia, l'unico Paese islamico a far parte della Nato e in attesa di far parte dell'Unione europea, continua ad essere ufficialmente additato come la prova della compatibilità tra l'islam e la democrazia, e a condizionare la strategia dell'Occidente in Medio Oriente. Erdogan ha imposto all'Occidente di favorire l'avvento al potere del movimento estremista dei Fratelli Musulmani. Ed è la scelta che viene praticata all'interno stesso dell'Europa con un esito fallimentare.
Il fatto che il 14 luglio in Francia non si sia celebrata la Festa della Repubblica ma siano stati invece commemorati gli 84 morti della strage di Nizza, è di per sé un successo del terrorismo islamico globalizzato. Appena nove mesi prima, nella notte in cui Parigi fu insanguinata da atroci stragi terroristiche islamiche il 13 novembre 2015, il presidente francese Hollande reagì drasticamente dicendo: «Siamo in guerra». Eppure la strage di Nizza dimostrò una serie di falle colossali sul piano della sicurezza che non avrebbero potuto verificarsi se veramente si fosse operato come prevede lo stato d'emergenza.
L'Europa di fatto si comporta negando quel «siamo in guerra», ha demandato il compito di combattere ai «musulmani moderati» sulla base di un baratto più che esplicito: voi isolate e sconfiggete i terroristi islamici, noi vi concediamo sempre più moschee e vi consentiamo di affermarvi politicamente.
Per liberarci dai terroristi islamici, che difficilmente potrebbero sconfiggerci e sottometterci all'islam con la violenza, quest'Europa si è affidata ai «musulmani moderati» che hanno molte più probabilità di conquistare il potere e sottometterci all'islam «democraticamente».magdicristianoallam@gmail.com
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