Guerra fredda sul price cap che, al Consiglio europeo dei ministri dell'Energia andato in scena ieri a Bruxelles, salta come da previsione. Sullo stop al tetto del prezzo del gas russo, nonostante una maggioranza di favorevoli, hanno pesato come un macigno i Paesi dell'Est e il dietrofront inatteso dei Paesi Bassi e della Germania.
Berlino, in particolare, teme per la sua economia a un passo dalla recessione e ha paura dell'impatto del price cap che, scatenando ulteriormente le ire di Mosca, provocherebbe uno stop definitivo alla forniture impattando negativamente sull'economia tedesca.
«É prematura l'attuale discussione sul price cap del gas. Non ha senso adesso fare speculazioni su questo, non siamo ancora a questo punto», ha detto Olaf Scholz a una conferenza stampa a Berlino a fianco del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. A detta di Scholz, gli stoccaggi di gas in Germania sono stati riempiti a sufficienza, «ma in effetti questo non è stato possibile nella stessa misura in altri Paesi». A conti fatti a favore del price cap, sia esso sulle forniture russe o nella versione italiana su tutto il gas importato si sono espresse principalmente Italia, Portogallo, Grecia, Polonia, Belgio, Lussemburgo, Bulgaria, Romania, Francia. Contrari, tra gli altri, Germania, Ungheria, Slovenia, Austria, Belgio, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. I Paesi dell'Est in blocco.
A questo punto se ne riparlerà a ottobre al vertice informale dei capi di Stato e di governo a Praga (6-7 ottobre). Ma se gli addetti ai lavori pensano che anche in quell'occasione sarà fumata nera, ieri fonti di Palazzo Chigi hanno espresso ottimismo: Il Consiglio europeo dei ministri dell'Energia segna un passo molto importante nella direzione di ottenere un tetto al prezzo delle importazioni di gas. I ministri hanno impegnato la Commissione a presentare una proposta specifica entro metà settembre, insieme ad altre proposte per riformare il mercato dell'energia e ridurre quindi le bollette.
«La Commissione e molti altri paesi europei condividono la posizione dell'Italia» ha ribadito poi il ministro per la Transizione energetica Roberto Cingolani ricordando che tra le richieste avanzate da Roma c'è anche l'accelerazione sulla riforma del mercato elettrico, con il disaccoppiamento (decoupling) del prezzo del gas da quello dell'elettricità.
Al di là del price cap, ieri i ministri hanno dato il loro benestare politico alle altre proposte a cui sta lavorando la Commissione: la tassazione sugli extra-profitti (da definire sopra quale soglia, si parla di 200 euro a Mwh); un contributo di solidarietà dalle aziende dell'Oil&Gas; il taglio del consumo di elettricità e, infine, gli aiuti di Stato per fornire maggiore liquidità alle utility.
Intanto, sul fronte dei prezzi, ieri il gas non ha subìto grandi scossoni pur restano sopra i 200 euro a Megawattora (207 euro al Megawattora, -6%)
Sull'Italia pesano però le preoccupazioni legate a prezzi che restano alti e all'impatto che le tensioni economiche e geopolitiche stanno avendo sull'economia.
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