L'abbaglio del capostazione: «Ho sbagliato a farlo partire»

Interrogati i responsabili degli scali di Andria e Corato Il primo: mio l'errore, ma non ho manipolato i registri

Roma Un incidente disastroso, due versioni a confronto, e una dinamica complessa da ricostruire che ha portato alla carneficina che comincia a delinearsi, con l'errore umano che sarebbe figlio di un «automatismo» rivelatosi poi fatale per 23 persone.

Ieri i due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli - entrambi indagati dalla procura di Trani per disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime - sono stati sentiti dai magistrati titolari dell'inchiesta sul terribile schianto di martedì scorso. E da Piccarreta, responsabile della stazione di Andria della ferrovia del Nord Barese, è arrivata una mezza ammissione. Sarebbe stato lui ad aver dato il via libera al treno ET1021 diretto a Corato, quando l'ET1016 era già sul binario, rendendo inevitabile l'incidente. Nell'interrogatorio, che Piccarreta aveva chiesto di posticipare (ma i magistrati hanno negato il rinvio) il capostazione ha risposto per almeno 6 ore alle domande del procuratore facente funzione di Trani, Francesco Giannella, e ad altri quattro pm dei cinque che compongono il pool, Marcello Catalano, Simona Merra, Alessandro Pesce e Antonio Savasta.

Tra l'altro, Piccarreta avrebbe ammesso di aver, se non fatto partire il treno, almeno dato il suo via libera, attribuendo la causa dell'abbaglio a un «automatismo». Il capostazione, il macchinista e il capotreno del convoglio in partenza da Andria avrebbero dovuto far muovere il treno solo dopo aver verificato due «incroci», ossia il passaggio di due treni in direzione Nord che avevano, entrambi, la precedenza. Secondo quanto l'uomo avrebbe spiegato a verbale, avendo due treni fermi in stazione (il primo proveniente da Corato che era appena giunto regolarmente ad Andria poco prima delle 11, il secondo l'Et1021 poi coinvolto nell'incidente), Piccarreta si sarebbe confuso, alzando la paletta verde e facendo così partire alle 10.59 entrambi i convogli. Il primo ha proseguito in direzione Nord, verso Barletta, mentre come noto il secondo, diretto a Bari, ha fermato la sua corsa nelle campagne di Andria, contro l'ET1016 che era già in viaggio sul binario unico tra Corato e la città federiciana.

Solo alle 11.07 - otto minuti più tardi, e quando lo schianto era già avvenuto - Piccarreta avrebbe avvisato per telefono il collega di Corato dell'avvenuta partenza del treno, a quanto risulta dai tabulati telefonici acquisiti dalla Polfer. Troppo tardi. Quanto alle «evidenti manomissioni» rilevate dagli investigatori sui registri di stazione, invece, Piccarreta ha negato di aver modificato o falsificato alcunché, disconoscendo la scrittura di quella «correzione». «Un'alterazione posticcia c'è, ma non l'ha messa Piccarreta», ha spiegato il suo legale, Leonardo De Cesare. L'avvocato ha comunque precisato come il capostazione nel suo lungo interrogatorio «non si è assunto nessuna responsabilità» e non avrebbe nemmeno detto «quel treno l'ho fatto partire io perché quel treno non doveva partire».

Secondo il legale del capostazione di Andria, insomma, la dinamica resta tutta da spiegare dipanando una «serie di fatalità» («se fosse stata la disattenzione di una sola persona, si sarebbe potuto evitare»), e Piccarreta non avrebbe ammesso alcun errore. Il suo omologo di Corato, Porcelli, invece alza le mani. «Il capostazione di Andria Piccarreta non mi ha avvisato che aveva dato la partenza al convoglio Et1021», ha spiegato ai magistrati in serata, stando a quanto anticipato dal suo legale Massimo Chiusolo prima dell'interrogatorio.

Visto lo stallo, non è escluso un confronto diretto tra le due versioni per tentare di chiarire definitivamente la dinamica, tanto che in serata De Cesare e il suo assistito Piccarreta sono stati richiamati in procura.

Oltre ai due capistazione interrogati ieri sono indagati anche l'unico capotreno sopravvissuto (i due macchinisti e l'altro capotreno sono infatti deceduti nel disastro), Nicola Lorizzo, già ascoltato informalmente dalla Polfer all'indomani dell'incidente, e i vertici dell'azienda Ferrotramviaria: la presidente del Cda Gloria Pasquini, il Dg Massimo Nitti e il direttore dell'esercizio, Michele Ronchi.

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