Interni

"L'abuso d'ufficio ha creato solo problemi. Un reato da cancellare"

Il legale ed ex parlamentare Fi sposa la linea Nordio: "Certe norme peggio di un indovinello"

"L'abuso d'ufficio ha creato solo problemi. Un reato da cancellare"

Prima di Natale, Carlo Nordio si era espresso per l'abolizione. Giorgia Meloni è stata più cauta e ha parlato di modifiche. Maurizio Paniz, avvocato e per 12 anni parlamentare di Forza Italia e del Pdl, è in linea con il Guardasigilli: «Io sono per toglierlo di mezzo».

Perché?

«Perché l'abuso d'ufficio crea molti più problemi di quelli che risolve. È lo spauracchio dei pubblici amministratori, dai sindaci ai funzionari, che magari in perfetta buona fede interpretano male una delle mille norme bizantine che riempiono i nostri codici e subito dopo finiscono nel registro degli indagati. Ma poi, quando si scopre che al massimo sono scivolati su concetti oscuri e complicati, vengono prosciolti o assolti. Ecco, faccia conto che le condanne non arrivano all'1 per cento dei procedimenti avviati».

Quindi la macchina giudiziaria fa solo fumo?

«Esatto, per questa ipotesi di reato. Io mi chiedo: con tutti i problemi che abbiamo, con la lentezza dei nostri procedimenti giudiziari e l'arretrato che ci portiamo dietro come una palla al piede, ha senso tenere un reato di questo tipo?».

Un attimo. Ai tempi di Mani pulite l'abuso d'ufficio era considerato l'anticamera di una probabile corruzione, un reato sentinella. Dobbiamo togliere questo presidio della legalità solo perché è un'arma imprecisa?

«Ma trent'anni il reato copriva un'area molto più estesa, poi è intervenuta una serie di riforme e di interpretazioni e ne è stata radicalmente modificata la struttura».

E cosa è cambiato?

«Si è allargato il perimetro della corruzione e si è stretto quello dell'abuso: quando l'interesse è legato ai soldi si slitta fatalmente, nove volte su dieci, nella corruzione. Ma, se non ci sono le banconote, l'abuso, per quanto abbia fatto la cura dimagrante, resta un reato indefinito e generico, vago, che non si riesce quasi mai a dimostrare».

Per Nordio su 5mila procedimenti aperti, solo 20 arrivano nell'arco di un anno alla condanna. Troppo poco?

«Questi numeri sono briciole. Però migliaia di indagini per l'abuso d'ufficio vengono iniziate con costi importanti, dispendio di energie, avvisi di garanzia che atterrano sui giornali e sofferenze per gli indagati. Si crea un clima di sospetto e poi tutto, molto spesso, evapora o al momento della richiesta di rinvio a giudizio o in tribunale o nei gradi successivi. In Italia è facilissimo violare una norma, una fra le tante, ma è difficilissimo stabilire se chi l'ha fatto ha davvero avuto la coscienza e la volontà di commettere l'illecito. Devono esserci tanti paletti per concretizzare questo reato, tutti contemporaneamente, ma questo non avviene quasi mai».

Ma come si esce da questa situazione?

«Se le leggi sono scritte male, non è che possiamo metterci a inquisire o peggio arrestare tutti quelli che cercano di applicarle e prima o poi sbagliano».

E allora?

«Dovrebbe essere il legislatore a intervenire con testi chiari, semplici, di facile lettura. Non è che possiamo colpevolizzare e portare sul banco degli imputati tutto il ceto politico perché a volte le norme sono peggio di un indovinello. E, fra l'altro, questa situazione genera un altro grave problema».

La paura della firma?

«Certo, un tema di cui si è discusso infinite volte. L'amministratore prima di firmare un atto è spesso costretto a interpellare il legale o uno specialista per sapere se rischia qualcosa mettendoci il suo nome. E comunque anche così va spesso incontro a possibili vicissitudini che rallentano l'iter amministrativo e in definitiva mettono in ginocchio tutto il Paese».

In conclusione, cosa propone?

«Via l'abuso d'ufficio. Senza rimpianti.

E avanti decisi invece, quando c'è, con la corruzione, che riguarda i soldi ma anche tante altre forme di malaffare da punire severamente».

Commenti