L'accoglienza costa 5 miliardi Pd in pressing per altri posti

Nel 2017 si va verso quota 200mila migranti e lo Stato dovrà spendere 4,6 miliardi per gestire il fenomeno

L'accoglienza costa 5 miliardi Pd in pressing per altri posti

L' Italia dell'accoglienza a tutti i costi sforna numeri da record per la spesa da sostenere. Aggiungi un posto a tavola sembra il motto scelto dal governo che mostra al mondo intero che siamo un Paese che accoglie, salvo poi non avere supporti dal resto dell'Europa, che appare ancora sorda alla redistribuzione degli immigrati, e salvo quindi dovere chiedere sacrifici, ancora una volta, agli italiani. Saranno loro, come sempre, a pagare il dazio delle scelte di chi siede sugli scranni del potere, che, anziché bloccare a monte le partenze di massa, regolamentando il fenomeno dell'immigrazione, prevede ulteriori somme per ottemperare alle previsioni di crescita del fenomeno. Si arriverà a quota 200mila immigrati.

E la spesa per l'accoglienza lieviterà a 2,8 miliardi di euro. Nel Def 2017 sono previsti da 4,2 miliardi a scenario «normale» a 4,6 miliardi in uno scenario di crescita per il fenomeno dell'immigrazione (stando alle previsioni). Il 18,8% va alle operazioni di soccorso in mare, il 13% all'assistenza sanitaria e il 68,2%, pari a 2,8 miliardi, sarà stanziato per l'accoglienza. Lo ha reso noto il capo del Dipartimento Libertà civili e Immigrazione, Gerarda Pantalone, nel corso di un'audizione davanti alla Commissione migranti. I 2,8 miliardi di euro dovranno essere ripartiti nei settori che ruotano attorno all'accoglienza. Due miliardi saranno gestiti dal Dipartimento così: 1,3 miliardi per l'accoglienza in senso stretto, 405 milioni per le strutture Sprar, 170 milioni per il Fondo per i minori non accompagnati, 52 milioni per la manutenzione dei centri, 28 milioni per le spese amministrative del Dipartimento, 15 milioni per le commissioni territoriali e 9 milioni per le collaborazioni con Paesi terzi.

Come intende risolvere il problema dell'accoglienza il governo? Coinvolgendo i Comuni e sperando che anche quei sindaci che finora hanno ribadito il loro «no» risoluto a fare posto, adesso si convertano. «Stiamo entrando nella fase più delicata in cui si registra l'impennata di sbarchi dice Federico Gelli, presidente della Commissione Inchiesta Migranti al termine dell'audizione della Pantalone - Se ogni territorio non fa la sua parte, sarà davvero difficile fronteggiare con ordine e efficacia il fenomeno migratorio». E ha aggiunto: «Stiamo lavorando con la Commissione per incontrare i prefetti di ogni Regione e avere una mappatura della distribuzione dei migranti. L'8 giugno saremo in Toscana per capire i motivi di quei Comuni che scelgono un piano accoglienza zero. Siamo convinti che l'accoglienza diffusa possa sconfiggere l'emergenza, riducendo l'affidamento ai grandi centri, se tutti si assumono le proprie responsabilità». Si cerchino pure più posti, ma la sensazione, date le previsioni non rosee sugli arrivi nello Stivale, è che i posti in più appena reperiti durerebbero da Natale a Santo Stefano.

Intanto si procede spediti per la realizzazione dei Cpr, i centri permanenti per i rimpatri, che sostituiranno i Cie, centri di identificazione ed espulsione. Il primo a essere attivato sarà quello di Bari-Palese, con 126 posti.

Per il prossimo anno la legge prevede tempi e costi per 500 posti e per l'anno dopo fino a 1.600. Dal 1° gennaio al 21 maggio sono stati allontanati dall'Italia 8.935 migranti irregolari, di cui 5.926 respinti alla frontiera, 662 riammessi nei Paesi di provenienza e 2.347 rimpatriati.

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