Milano Un silenzio pesantissimo, tante lacrime, fiori bianchi ovunque e assenze «eccellenti» ma tutt'altro che casuali. Infine, dal pulpito, al termine della cerimonia funebre, una manciata di parole che scuotono menti e cuori come un eco destinato a propagarsi all'infinito. «Mamma e papà non piangete, sono stato un bambino felice e continuerò a esserlo. Grazie per tutto l'affetto che voi e i vostri amici mi avete dato in ospedale, siete stati fantastici. Promettetemi solo che una cosa così, a scuola, non succeda più. Io sarò lassù e vi darò forza. Il vostro piccolo Leo».
Scoppia un lungo applauso. Sono le 15.40 di ieri nella chiesa di San Giovanni Battista alla Bicocca. Il giovane zio paterno ripiega il foglietto su cui ha scritto quel messaggio simbolicamente attribuito al nipotino di cinque anni e mezzo che giace nella piccola bara bianca coperta di rose crema e dalla maglia dell'Inter al centro della navata e corre ad abbracciare il fratello e la cognata che lo aspettano nel primo banco e si avvinghiano stretti a lui. Sono i genitori di Leonardo «Leo» Acquaviva, il bimbo morto dopo essere caduto venerdì scorso nel vuoto di 11 metri della tromba delle scale della sua scuola elementare, la «Giovan Battista Pirelli» in via Goffredo da Bussero, che si trova ad appena qualche centinaio di metri dalla chiesa. Dopo aver lottato per quattro giorni, martedì mattina l'ospedale Niguarda ha dichiarato la morte del piccolo. E ieri a salutarlo c'erano i parenti e i tanti amici della famiglia, ma anche un migliaio di persone comuni riunite accanto al feretro dal quale il papà del piccolo non si è mai allontanato, accarezzando di continuo la bara e rimanendo in piedi per tutta la durata delle esequie officiate dal parroco che aveva battezzato il suo bambino, don Giuseppe Buraglio.
La famiglia non si è mai espressa in polemiche ufficiali. Sta di fatto che al funerale ieri non si sono notati politici, c'era poco personale interno alla scuola mentre i compagni di classe del piccolo «Leo» sembra siano stati tenuti lontani dalla cerimonia pare per volontà esplicita della madre del bambino che così avrebbe voluto proteggerli da un ricordo doloroso e troppo grande per loro.
Don Buraglio, dopo aver letto un passo del Vangelo di Giovanni insieme a un messaggio inviato dal Vicario dell'Arcivescovo Mario Delpini che sottolineava l'«inadeguatezza delle parole», «il dolore e la rabbia per un evento tanto insensato», ha dichiarato di essere personalmente «allergico» a certe frasi che accostano i bambini morti agli angeli in cielo. «Il Signore dispone di una schiera di angeli: aveva bisogno proprio di Leonardo? Perché qui siamo tutti umani. E non riuscendo a trovare una spiegazione, per ottenere un po' di pace dobbiamo indirizzare i pensieri in maniera giusta - ha aggiunto il parroco -.
Pensando non di trovarci tutti su una zattera in balia degli eventi, bensì a bordo di una nave dalla quale un giorno Leonardo è stato portato via, magari dal pilota di un motoscafo che lo ha preso per mano per raggiungere prima di noi il posto dove siamo destinati ad arrivare tutti: guardiamo verso quel punto, guardiamo lontano, facciamo fatica, ma Dio c'è».Fuori dalla chiesa un altro lungo applauso e tanti palloncini azzurri e bianchi, mentre la bara di Leo raggiungeva il cimitero di Lambrate dove sarà cremato.
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