Ad Aprilia (Latina) un nordafricano è stato ucciso per strada a mani nude dopo essere stato seguito e picchiato da due 40enni denunciati per omicidio preterintenzionale. L'immigrato è stato notato sotto casa e pedinato in auto. I due erano convinti che fosse un ladro. Tra i suoi effetti personali anche attrezzi da scasso. Intanto a sinistra continuano le accuse al ministro dell'Interno Matteo Salvini. Che dopo aver dedicato un «tanti nemici, tanto onore» ai suoi numerosi detrattori, ha replicato: «Aggredire e picchiare è un reato, a prescindere dal colore della pelle di chi lo compie».
Ladro marocchino pestato a morte. Presi gli assassini. «Con sé aveva persino gli arnesi da scasso» provano a difendersi gli aggressori. È accaduto sabato notte ad Aprilia (Latina). A trovare a terra il cadavere del nordafricano, circa 40 anni, una pattuglia del 112 intervenuta in seguito a una richiesta di aiuto. I residenti, esasperati dai continui furti, non hanno aspettato l'arrivo dei carabinieri. E hanno fatto giustizia da soli.
Accade tutto in una manciata di minuti. È notte fonda in via Guardapasso, alla periferia della cittadina industriale a Sud della Capitale. Due uomini, gli stessi che hanno avvistato l'uomo fra le auto in sosta, provano a bloccare il «topo d'auto». Lui, a quel punto, ingrana la prima della sua Renault Megane con targa straniera e fugge. Non si perdono d'animo i «giustizieri», salgono su un'altra auto e lo inseguono. Poche centinaia di metri e, dopo averlo speronato e mandato fuori strada, lo bloccano lungo la via Nettunense, vicino la stazione ferroviaria di Campo di Carne. Lui prova a difendersi, loro aprono le portiere e lo massacrano di botte. Calci e pugni con violenza inaudita, fino a pestarlo a sangue. Ma quei colpi, inferti con rabbia inaudita, sono mortali. Quando, alla fine del pestaggio si rendono conto che l'uomo non si muove più, si dileguano.
Sul posto arriva una prima radiomobile dei carabinieri, questi chiedono l'intervento di un'ambulanza. Ma quando arriva il medico non può far altro che constatarne il decesso.
Un episodio di razzismo, una vendetta fra bande o altro? Per alcune ore è giallo nella cittadina pontina. Le indagini, coordinate dal comando provinciale dei carabinieri, puntano soprattutto su alcune testimonianze. A risolvere in poche ore quello che sulle prime era apparso come uno dei tanti episodi di criminalità fra balordi, gli stessi militari. Sono le telecamere di sorveglianza di alcuni negozi, in particolare, a «raccontare» cos'è realmente accaduto. Soprattutto a indicare la targa dell'auto dei due aggressori.
Sono due uomini di 40 anni, di Aprilia, quelli che i carabinieri portano in caserma per il primo interrogatorio di garanzia. Abitano nella stessa strada da dove è partita la segnalazione dell'auto sospetta in strada. Un caso? No. Bastano poche ore per farli crollare. «Siamo stati noi, gli volevamo dare solamente una lezione» la loro difesa. Per il magistrato di turno, al momento, i due italiani, incensurati, sono accusati di omicidio preterintenzionale in concorso. La vittima aveva alcuni precedenti penali per furto. Nella sua auto i carabinieri trovano uno zainetto con all'interno alcuni attrezzi da scasso.
Secondo gli inquirenti ai «giustizieri» sarebbe sfuggita la situazione di mano trasformandosi in assassini. Per il momento il giudice ha disposto il fermo a piede libero dei due indiziati.
Uno dei due, in particolare, sarebbe rimasto sul posto dell'omicidio mentre l'altro si è costituito ieri pomeriggio. «Non volevamo ammazzarlo» si disperano una volta ammesse le proprie responsabilità. Un episodio che riaccende la miccia, mai spenta, sugli immigrati clandestini e la criminalità locale.
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