L'aeroporto di Kabul continua a essere un buco nero di disperazione, folla, violenza, morte. Una città di desolazione e speranza abitata da 15, forse 20mila persone senza pace. Zeppa di storie angoscianti. Alcune riguardano i bambini, che sono ovviamente la parte più inconsapevole e fragile. Sono sempre di più le segnalazioni di piccoli che a causa del delirio smarriscono i propri genitori o parenti. L'emittente locale Ariana racconta la storia di una famiglia di Kabul che sta accudendo un bambino rimasto incastrato nel filo spinato i cui genitori sembrano spariti nel nulla. Il bimbo, dell'età di sei anni, ha raccontato che si era recato allo scalo con la sua famiglia nel tentativo di lasciare l'Afghanistan ma che poi ha perso di vista il padre coinvolto in una caduta. Ma i casi sono tanti. Sui social compaiono molte foto di bambini smarriti oppure ritrovati. E naturalmente nel caos generale il ricongniungimento è difficile.
C'è poi la morte. Sono sette, come riferisce il ministro della Difesa britannico, le vittime nelle ultime ore nei pressi dello scalo dedicato all'ex presidente Karzai, persone che sognavano di prendere un volo diretto ovunque ma non in Afghanistan e sono finiti calpestati o colpiti da un proiettile vagante. Secondo un funzionario della Nato, sarebbero almeno 20 le morti dal giorno di Ferragosto nell'aeroporto di Kabul. Le colpe di questo girone infernale per i talebani ricadono sugli americani: «Le persone si ammassano attorno all'aeroporto di Kabul perché gli americani hanno detto loro: Venite qui, vi portiamo in America», dichiara il portavoce dei talebani Mohammad Naeem parlando alla tv iraniana. Rincara la dose Amir Khan Mutaqi, citato dall'agenzia Sputnik: «L'America, con tutta la sua forza e le sue strutture, non è riuscita a portare l'ordine all'aeroporto. C'è pace e calma in tutto il Paese, ma c'è caos solo all'aeroporto di Kabul».
La Nato, l'Onu e i militari occidentali fanno quello che possono. Nella notte sono entrati a gamba tesa anche i talebani, che secondo alcuni testimoni con modi non propriamente delicati avrebbero formato delle file più o meno ordinate di fronte agli ingressi principali. E gli stessi talebani ammettono di avere «rapporti di lavoro» con gli Usa limitatamente alle misure di sicurezza all'aeroporto. Secondo Abdul Kahar Balchi, un membro della commissione Cultura del gruppo islamista, i talebani controllano i check-point all'esterno dello scalo, mentre le forze americane quelli all'interno. «La paura e l'isteria di chi vuole uscire dall'Afghanistan sono infondate», precisa poi Balchi.
L'aeroporto Karzai è davvero un teatro di guerra. Gli Stati Uniti sostengono di avere ricevuto minacce, anche riconducibili all'Isis, di possibili attentati all'aeroporto, rivolti contro le forze americane ma che nella situazione attuale potrebbero trasformarsi in un massacro. Un pericolo «reale» e «persistente» quello dei kamikaze, secondo le parole di Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden, in un'intervista rilasciata alla Cnn. «I nostri comandanti hanno un'ampia varietà di opzioni per difendere l'aeroporto da un potenziale attacco terroristico. Stiamo lavorando duramente con la nostra intelligence per isolare e determinare da dove potrebbe provenire un attacco». Gli Stati Uniti hanno sconsigliato i propri cittadini ancora presenti in Afghanistan di recarsi nello scalo per «potenziali minacce alla sicurezza».
Piccole e grandi storie che tutte insieme contribuiscono a rendere quella dell'Afghanistan una vicenda drammatica come poche negli ultimi decenni. «Serve un'azione rapida e coordinata. Altrimenti, una situazione già orrenda diventerà una catastrofe assoluta, un completo disastro umanitario», l'allarme di Mary-Ellen McGroarty, direttrice nazionale del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite per l'Afghanistan, che così sprona i governi dell'Occidente: «Dobbiamo portare rifornimenti nel Paese, non solo in termini di cibo, ma anche di forniture mediche, di ripari. Abbiamo bisogno di soldi e ne abbiamo bisogno ora».
E chissà se l'imminente formazione di un governo che i talebani continuano a promettere inclusivo potrà portare un po' di stabilità.
I talebani continuano i colloqui, hanno incontrato anche l'ex presidente Hamid Karzai e l'ex vicepremier Abdullah Abdullah, esponenti del vecchio establishment. Ma forse è un bluff. Forse vincerà sempre e ancora il terrore.
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