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La Lagarde avverte Draghi: "Il debito non si cancella"

Margini stretti per il premier. La riforma del fisco col rebus casa e capitali. Quota 100 verso lo stop

La Lagarde avverte Draghi: "Il debito non si cancella"

È «impensabile» cancellare i debiti contratti dai Paesi della zona euro per sostenere le loro economie durante la crisi del Covid-19. Così il presidente della Bce, Christine Lagarde, ha risposto in un'intervista al settimanale francese Le Journal du Dimanche all'appello di alcuni economisti che invitavano l'Eurotower a condonare i 2.500 miliardi di euro di debito pubblico europeo detenuti dalla banca centrale. «Sarebbe una violazione del trattato europeo che vieta rigorosamente il finanziamento monetario degli Stati», ha spiegato. Allo stesso modo Lagarde ha evidenziato come sia «una fortuna per l'Italia e per l'Europa che Mario Draghi abbia accettato la sfida: mettere fine alla crisi economica e sociale in un momento in cui l'Italia è il Paese dell'Eurozona più colpito dalla pandemia».

Ed è proprio da questo attestato di stima che si comprende quanto stretta sia la strada di politica economica da perseguire. Il presidente del Consiglio incaricato intende utilizzare le risorse di Next Generation Eu anche per attuare alcuni moduli di riforma, in primo luogo quelle della previdenza e del fisco. Se, da un lato, la rinuncia a Quota 100 (cui Salvini ha aperto) dovrebbe consentire un risparmio di oltre 8 miliardi annui, è altrettanto chiaro che sarà necessario puntare su altri strumenti che flessibilizzino le uscite mantenendo invariati i saldi di bilancio e, soprattutto, rimettendo al centro la legge Fornero.

Molto più complesso è il discorso attinente il fisco sul quale nessuno finora ha scoperto le carte. È stato l'ex premier e senatore a vita Mario Monti ieri a porre la questione. «Come conciliare un desiderio della Lega e di altri di una politica fiscale che tenda alla flat tax con il desiderio di altri e di tutte le organizzazioni internazionali, quando guardano l'Italia, di ridurre la tassazione sul lavoro anche introducendo qualche elemento di imposizione patrimoniale?», si è domandato a Mezz'ora in più. Non è un mistero che l'Europa, l'Ocse e anche l'Fmi si aspettino dal nostro Paese una svolta in direzione di un fisco che liberi il lavoro e colpisca i beni.

La soluzione potrebbe trovarsi a metà strada anche se qualcuno, per forza di cose, resterà scontento. Riprendendo in mano la bozza di riforma ipotizzata dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, si potrebbe cercar di salvare il salvabile. Il modello tedesco con una miriade di scaglioni parametrati al reddito, garantirebbe progressività e potrebbe liberare soprattutto i redditi medi finora più colpiti. Il rebus è nella definizione di «reddito»: se nel computo si inserissero anche redditi da capitale e immobiliari tout court (cioè senza aliquote fisse come per la cedolare secca), il discorso cambierebbe. L'alternativa sono consistenti tagli alle spese: non solo sul capitolo pensioni, ma anche su tutta la parte corrente escluse istruzione e sanità che beneficeranno di risorse europee.

E, comunque, il solo rilancio della crescita con gli investimenti per far calare il debito/Pil non basta. L'Europa chiede un cambio di passo, cioè riassorbire il debito che si è creato con la pandemia.

Il messaggio di Lagarde a Draghi è proprio questo.

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