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Lagarde fa la sfinge .E lo scudo anti-spread rimane un vero mistero

La presidente Bce dice che l’inflazione tornerà al 2%, ignora la recessione e non spiega nulla

Lagarde fa la sfinge .E lo scudo anti-spread rimane un vero mistero

Con quell'inclinazione per il paradosso mai abbandonata nei 18 anni alla guida della Fed, Alan Greenspan soleva dire: «Se risulto particolarmente chiaro, è perché avete frainteso ciò che ho detto». È un rischio che con Christine Lagarde non si corre. Sotto il profilo della comunicazione, Madame Bce è un disastro. Da sempre. Già autrice di memorabili profezie degne del mago Otelma quand'era al Fondo monetario («La crisi dei mutui subprime è dietro le spalle», anno 2009), col passaggio all'Eurotower è perfino riuscita nell'impresa di peggiorare.


Così, non senza qualche sgomento, abbiamo approcciato l'intervento di ieri sul Sole 24 Ore con cui la Regina dello spread cerca di spiegare cos'ha combinato giovedì scorso la banca di Francoforte. Già dal titolo postelegrafonico dell'editoriale - «Stabilità dei prezzi, tassi più alti e scudo» - s'appalesa lo sforzo, titanico quanto vano, per riempire di un cicinin di contenuto il vuoto pneumatico delle righe sottostanti. L'incipit è da Nobel per l'Economia: «L'inflazione è troppo elevata». Il connazionale Lapalisse, a confronto, un dilettante. Ma Christine, caduta dal letto prima di accorgersi che il caro-prezzi non era quel «fenomeno transitorio» che per mesi ha intossicato la narrazione edulcorata della Bce, ha avuto la sua epifania, e ora con tutti vuole condividerla. Soprattutto con «chi ha un reddito basso». A loro, caritatevole, si rivolge. Una carezza da papessa buona. Però a metà. Poiché i «cari poveracci», in senso fantozziano, devono astenersi dal bussare alla porta con richieste di paghe più alte. Il solo modo per difendere il portafoglio dalla morsa dell'inflazione non va bene: «Si potrebbero innescare spirali salari-prezzi», ammonisce la papessa fattasi Grimilde.


Fin qui, niente di nuovo sotto il Sole: solo una fiera delle banalità lunga un'intera colonna. Con un solo scartamento, quasi da soprassalto per chi legge: è quando l'ex Fmi confessa che «in ampia parte, questa inflazione è sospinta da fattori che le banche centrali non possono controllare». Cioè da uno choc da offerta derivante dai rincari energetici e dai nodi irrisolti nella catena degli approvvigionamenti. Se il carovita fosse generato da un surriscaldamento dei consumi (choc da domanda), la tradizionale cassetta degli attrezzi di una banca centrale, ovvero un restringimento della politica monetaria, funzionerebbe. Nella situazione attuale, al contrario, rischia solo di produrre altri danni. A cominciare da uno scivolamento, più o meno brusco, in recessione. I cui primi sintomi s'intravvedono nella contrazione dell'attività accusata dalle piccole e medie imprese di Eurolandia, già col fiatone poiché i magazzini sono il regno dell'invenduto e i clienti si stanno dileguando. Ma Christine ha il paraocchi e vede solo la Terra promessa: «L'inflazione tornerà al nostro obiettivo del 2% nel medio termine» (Keynes è in agguato) grazie alla rottamazione di tutti gli aiuti, agli occhi da falco sui tassi (che «continueremo a innalzare finché sarà necessario») e a quell'ibrido - un incrocio tra il mai usato Omt di Draghi e l'ancora più scansato fondo salva-Stati Mes - che è lo scudo anti-spread di fresco conio. A parte l'imperativo di una stretta osservanza del rigore fiscale (un pizzino al futuro governo italiano?), sul cosiddetto Transmission protection instrument (Tpi) i mercati non ci hanno capito finora una mazza, tanto pochi sono i dettagli forniti dalla Bce. Sull'argomento, Madame continua a tenere le carte coperte, limitandosi sul Sole a una stringatissimo «il Tip garantirà la stabilità dei prezzi». Meglio così: una parola fuori posto e saremmo all'Apocalypse Now.

Con buona pace di chi ama l'odore dello spread surriscaldato al mattino.

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