Il drago aspetta in cima allo scalone e sorride. «Benvenuta! Come stai?». La draghetta annaspa un po' per i gradini. «Bene. Questa cosa qua sotto è emotivamente impattante». La banda, il tappeto rosso, il pacchetto d'onore: Giorgia, la prima donna a Palazzo Chigi, è scossa, e chi non lo sarebbe? Lui affettuoso le carezza la schiena, le parla e la porta nella Sala dei Galeoni, per le foto di rito davanti alle bandiere. Poi i due si appartano nello studio del premier per lo scambio di consegne. Non è un appuntamento formale, infatti il colloquio è lunghissimo, dura un'ora e mezzo, E non è solo un incontro di cortesia istituzionale, ma un faccia a faccia «cordialissimo e molto fruttifero» prima del rito della campanella.
Dall'agenda Draghi all'agenda Meloni. Nessuno strappo, anzi in larga parte le due agende coincidono: politica estera, economia, Ucraina, bollette, rapporti con l'Europa e la Nato. E subito arriva il primo segno tangibile di continuità: Stefano Cingolani, ministro uscente per la transizione ecologica, resterà gratis come consulente per l'energia. «Sarò il consigliere del presidente del Consiglio - spiega - c'è da finire il lavoro sul tetto al prezzo del gas, il price cap è stato approvato dalla Commissione, ora bisogna definire termini e condizioni. La mia missione è superare l'emergenza invernale». Una scelta forse singolare ma significativa «dello spirito di collaborazione» e soprattutto concordata «da Draghi e Meloni».
Storie diverse, pianeti lontani: il raffinato allievo di Modigliani e di Caffè e la pasionaria della destra romana non potrebbero essere più diversi. Su parecchi argomenti importanti, anche decisivi, il premier uscente e quello entrante la pensano in maniera opposta. Eppure, in qualche modo si piacciono... Lui ne apprezza la capacità e l'intelligenza, di donna che si è fatta da sola tra mille difficoltà, di avversaria franca e leale. Lei ammira la statura e il carisma di Draghi, ne è affascinata. In questi anni ha svolto un'opposizione al governo di unità nazionale molto dura su certi temi, come il contrasto al Covid, ma assai morbida e responsabile su altri, dall'emergenza bollette alle armi per l'Ucraina.
E ora che tocca a lei, che deve guidare un esecutivo politico sull'onda di una prepotente vittoria elettorale, Giorgia sfugge alla tentazione di muoversi da sola e cerca riparo sicuro nell'ex presidente della Bce. Attinge, chiede, copia. Il suo primo sforzo è quello di rassicurare partner e mercati cercando di mantenere intatta la rete di collegamenti internazionali che con Super Mario ha funzionato alla grande. La Meloni ha già parlato con tutti i vertici della Ue, dalla von der Leyen, alla Metsola a Michel per chiedere un intervento urgente per il gas. Ha risposto agli auguri di Biden. Ha rassicurato Zelensky sul proseguimento dell'impegno di Roma. E in serata l'incontro «informale» con Macron alla comunità di Sant Egidio. L'asse con Parigi non si tocca, le vecchie polemiche sono superate, la Le Pen se ne farà una ragione.
E «nel solco di Draghi» si possono interpretare i primi passi del nuovo governo. Guido Crosetto, che ha elogiato il lavoro del suo predecessore alla Difesa, Lorenzo Guerini, Pd. Francesco Lollobrigida, che si è dichiarato vicino alle posizioni di Stefano Patuanelli. Gilberto Pichetto Fratin, che ha già accolto a braccia aperte il consigliere Cingolani. E che dire della nomina, nel segno della continuità, di Giancarlo Giorgetti all'Economia? Uno più draghista di lui è difficile trovarlo in giro.
Così un bel po' di Draghi rimane ancora a Palazzo Chigi, mentre lui saluta la Meloni, scende per le scale e passa in rassegna i militari schierati nel cortile.
Dalle finestre gli applausi scroscianti riescono a commuoverlo prima che si infili in macchina, direzione Città della Pieve. La Meloni intanto tiene il suo primo Consiglio dei ministri. «Ora serve unità per affrontare le tante emergenze del Paese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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