L'azienda cerca hostess prosperosa. E subito scatta la censura. Al cuor non si comanda. E l'occhio, si sa, vuole la sua parte. Ma a dirlo si fa scandalo. Peggio: si offende la donna. Perché cercarne per lavoro una magra o con le canoniche misure del sogno (90-60-90) è cosa buona e giusta, ma guai a volerne una in carne: si fa peccato. E si prendono (metaforicamente) le botte. Come è capitato ieri ad un'agenzia di Bologna, specializzata nella ricerca di personale.
In vista del Cibus Tec, la fiera della tecnologia alimentare che a fine ottobre si svolgerà a Parma, la società bolognese era stata incaricata da un suo cliente di individuare un'hostess in possesso - secondo le volontà del committente - di specifici requisiti. Ovvero: «Altezza 1,70 m., bellissima presenza, quarta di reggiseno». E per scacciar dubbi e perditempo, il monito: «Le candidate non in possesso di questa caratteristica sono pregate di non inviare il cv». Giusto il tempo di lanciare l'amo nel mare di internet, che è scoppiato il finimondo. Con l'ente «Fiere Parma» in campo per smentire «qualsiasi collegamento con l'annuncio» e stigmatizzarne «il contenuto, peraltro lesivo dell'immagine femminile: i nostri legali hanno inoltrato diffida per utilizzo improprio del marchio della manifestazione». Il che, a ben vedere, nulla nega, né potrebbe: l'annuncio c'era. E resta. Come l'ipocrisia che permea la vicenda, figlia di un mondo che vuol essere libero di scegliere il colore degli occhi dei propri figli, e davanti al chirurgo la grandezza di peni e tette, per diventare falsamente bacchettone quando si tratta di dare i numeri d'un reggipetto. L'importante è che non si sappia. Così non ha destato clamore la réclame finalizzata a selezionare, per l'Expo-bici andato in scena a Padova una settimana fa, «un'hostess di altezza tra i 170 ed i 174 cm., tg. 40/42, terza di reggiseno». A Napoli c'è stato chi, per la fiera settembrina, ha voluto una «donna formosa, altezza 165/175, taglia seno 4/5, compenso di euro 300 netti per due giorni». Per le stesse ragioni (presenza negli stand fieristici) a Milano è stato offerto un part time da 100 euro al dì «a ragazze e donne con seno prosperoso, almeno quinta misura». Si potrà discutere dei gusti, e certo anche dei modi, ma evitare la ghigliottina sarebbe opportuno, pure per salvare gli svagati ricercatori dell'università neozelandese di Wellington, che a giugno hanno scoperto (si fa per dire) essere «scientificamente provato che gli uomini guardano il seno delle donne per riflesso incondizionato» e addirittura che «fissare il seno di una donna allunga la vita media di un uomo».
Tra i tanti prima di loro c'era arrivato, già nel 1972 e senza annunci in rete, lo scrittore Philip Roth, col suo professor David Kepesh che un giorno si sveglia e si ritrova trasformato in mammella gigante. Titolo del racconto? «Il seno». Meglio non farlo sapere troppo in giro- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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