L'ala ortodossa del M5s si ricompatta e spinge il ministro dell'Interno Matteo Salvini verso il processo sul caso Diciotti. Dopo il presidente della Camera, Roberto Fico, scende in campo anche Nicola Morra, voce (molto ascoltata) dell'ala movimentista dei Cinque stelle: il presidente della commissione Antimafia minaccia un terremoto politico all'interno del Movimento in caso di un no in giunta per le Immunità alla richiesta avanzata dai giudici del tribunale dei ministri di Catania di processare Salvini.
In un'intervista al Fatto Quotidiano - Morra, braccio armato della componente ortodossa dei pentastellati - tira in ballo anche il capo politico Luigi di Maio: «Anche il nostro capo politico si era espresso per il sì». Morra respinge l'idea che i Cinque stelle sul tema siano spaccati: «Non c'è una lacerazione tra giovani o vecchi, etici o non etici. Tutti dobbiamo riassaporare l'humus del Movimento. Io credo che dovremmo chiedere al ministro dell'Interno un'accettazione tranquilla delle decisioni della magistratura».
L'invito rivolto al leader del Carroccio è quello di affidarsi ai giudici e accettare serenamente il processo. Dire no all'autorizzazione sarebbe - per Morra - un colpo di credibilità pesantissimo per il Movimento: «Le regole non si modificano in presenza di emergenze, altrimenti il sospetto che si cambi per opportunità potrebbe inficiare l'immagine del Movimento. A livello sociale la credibilità - aggiunge - è la dote più importante con cui un soggetto politico può ottenere consenso. Uno dei nostri ultimi slogan è stato: «Se diciamo lo facciamo». Ecco, un atteggiamento ondivago non aiuterebbe. So che siamo profondamente cambiati rispetto alle origini, ma tra i nostri valori c'è la convinzione che chi è nel Palazzo non possa godere di un trattamento differente. Non possiamo ridurci a fare i cassazionisti, dopo aver proposto un sistema giudiziario con due gradi di giudizio», afferma l'esponente pentastellato. Nel merito, a Morra, risponde il ministro leghista della Pubblica amministrazione, Giulia Buongiorno: «Io vorrei invitare Morra a pensare che nel dna dei Cinque Stelle c'è il rispetto, sempre, della legalità e delle regole. Regole che ora vogliono che si valuti l'interesse pubblico sul caso Diciotti».
Ma l'ala dura e pura del Movimento guarda oltre il voto in giunta: l'obiettivo è quello di liberarsi della Lega per riaprire il dialogo con il Pd. Il Movimento, in attesa dell'esame dei documenti da parte della giunta, è lacerato in tre tronconi. Gli ortodossi vogliono processare Salvini. C'è chi vuole rimettere la decisione agli iscritti. Sperando in aiuto da parte degli attivisti: Grillo e Casaleggio sarebbero vicino all'ok per una consultazione della base su Rousseau. Ieri un sondaggio Emg Acqua, presentato ad Agorà, su Raitre, indica che il 62% degli elettori del Movimento cinque stelle, se ci fosse un sondaggio on line sull'autorizzazione a procedere voterebbe contro. Il 31% voterebbe a favore dell'autorizzazione. E c'è poi l'ala governista del ministro del Lavoro Di Maio, schierata per il no. Si vuole evitare una crisi politica, salvando governo e poltrone.
Ma anche il vicepremier sa bene, che una doppia sconfitta alle regionali, Abruzzo e Sardegna, aprirebbe il processo alla sua leadership. E in quel caso, il si alla richiesta di autorizzazione per Salvini sarebbe davvero difficile evitarlo.
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