
Prima la lista di proscrizione che comprendeva anche il presidente della Repubblica Mattarella, ora le dichiarazioni tra l'accusatorio e il velatamente minaccioso dell'ambasciatore russo in Italia Alexey Paramonov. Che i rapporti istituzionali tra il nostro Paese e la Russia fossero ai minimi era evidente. Nonostante tentativi di infiltrazione e più o meno insospettabili utili idioti schierati in prima linea, a partire dall'invasione russa dell'Ucraina, l'Italia ha sempre tenuto la barra dritta, schierandosi dalla parte del Paese aggredito e condannando apertamente chi ha riportato la guerra nel cuore dell'Europa. Ma ora, tra i vari tentativi di destabilizzazione, un'altra linea rossa è stata superata. "Non possiamo fidarci in nessun caso dei nostri interlocutori ufficiali italiani. La politica italiana è stata colpita da una psicosi alimentata da russofobia e ucrofilia", ha detto Paramonov. Parole che rappresentano una medaglia nel merito ma che restano inaccettabili da parte di un incaricato di servizio straniero che vive e opera a casa nostra.
In un'intervista al quotidiano russo Izvestija, l'ambasciatore critica la trasformazione delle relazioni tra Russia e Italia a causa del conflitto, mette nel mirino le sanzioni europee e il piano di alzare dal 2 al 5% per cento del Pil. Un'opera di propaganda in pieno stile. Secondo Paramonov, la leadership italiana ha chiuso "ermeticamente" ogni canale ufficiale di comunicazione con Mosca adottando una linea che ricalca quella del leader ucraino Volodymyr Zelensky. "Non si stancano mai di ripetere parole come un mantra sulla lealtà alla Nato e sulla disponibilità a mettere in atto tutto ciò che viene da questa organizzazione aggressiva e distruttiva. Non smettono di ripetere che questo deve essere fatto per essere pronti a respingere un'invasione russa ma questa è una mera menzogna", ha detto per poi aggiungere: "Dalle autorità italiane sentiamo costantemente dichiarazioni rassicuranti che l'Italia non è in stato di guerra con la Russia, che non manderà personale militare sul territorio dell'Ucraina nelle zone di combattimento, e non permette alle autorità ucraine di utilizzare gli armamenti forniti per colpire in profondità la Federazione Russa. Ma in realtà i Paesi dell'Occidente, compresa l'Italia, hanno cercato di presentare la loro posizione e azioni in una luce migliore e più amichevole rispetto a quello che erano veramente", insomma, per il diplomatico "non dobbiamo affatto fidarci".
Non solo. Per quanto riguarda l'aumento delle spese militari, Paramonov parla di "catastrofe economica per l'Italia" e definisce "disastrosa" la scelta italiana di allinearsi a Washington, anche per la perdita dell'accesso alle forniture energetiche russe. Ma non è tutto. In un eccesso di retorica arriva addirittura a citare, chiaramente a sproposito e completamente fuori contesto, l'ex presidente Sandro Pertini. "L'Italia ha da tempo dimenticato le parole pronunciate negli anni '50 in Parlamento da un noto politico, il presidente partigiano Sandro Pertini. All'epoca in cui si discuteva dell'adesione dell'Italia alla Nato, lui si oppose categoricamente e disse: La Nato è uno strumento di guerra. Si tratta di una frase molto saggia, che è rimasta valida e attuale in tutti questi anni", ha detto Paramonov.
Se il mondo politico italiano ha bollato quasi in toto le parole dell'ambasciatore come
"propagandistiche", diventa ancora più evidente come sia in corso un tentativo di modificare la realtà in chiave di comodo per la Russia, sempre più isolata a livello internazionale. Tentativi dall'esterno e, ora, anche dall'interno.