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L'America vola. Ma Obama il comunicatore non sa dirlo

La più grande sconfitta del presidente è non saper raccontare all'America e al mondo che gli Stati Uniti sono tornati ricchi

L'America vola. Ma Obama il comunicatore non sa dirlo

La più grande sconfitta di Barack Obama è non saper raccontare all'America e al mondo che gli Stati Uniti sono tornati ricchi. Ha perso le elezioni di midterm, ha sbagliato quasi tutto in politica estera, è ai minimi storici nel gradimento degli americani, è accusato di aver gestito politicamente male la storia del ragazzo di colore ucciso a Ferguson, nel Missouri, da un poliziotto. Eppure nessuna di queste è la cosa peggiore. Alcune anzi sono la conseguenza di quello che è stato il suo peggior fallimento: non riuscire a raccontare che l'America è a un livello di prosperità economica che non vedeva da decenni. Dall'uscita dalla Grande Depressione. Il Pil degli Stati Uniti cresce costantemente da cinque anni, una tendenza che non si registrava dal 1933. Millenovecentotrentatrè. Ottant'anni fa. L'aumento della ricchezza ha avuto un solo stop nel primo trimestre 2014 per un'ondata di gelo che ha frenato i consumi, poi è tornata su, velocemente, più velocemente del previsto. L'ultimo dato, di martedì, dice più 3,9%, meglio di quanto si aspettavano tutte le istituzioni economiche mondiali. Una tendenza che continuerà anche nel 2015, e questo mentre l'altro gigante mondiale, la Cina, registra un calo costante dei suoi livelli di crescita.

È un'economia sana, adesso, quella americana. L'aumento dei consumi è l'elemento cardine della crescita, vanno su i prezzi delle case, avanza l'indice di fiducia degli americani (salito ieri ai massimi da 5 anni). Diminuisce soprattutto la disoccupazione: in due anni è calata di oltre due punti percentuali, arrivando a livelli che così bassi non si registravano dagli anni Novanta.

È il periodo economicamente più felice del Secolo Americano proprio nel momento in cui mezzo mondo dice che il Secolo Americano sia finito. Ecco, tutto questo Obama non riesce a spiegarlo. Se lo dice nessuno lo ascolta. L'uomo che ha costruito il suo successo planetario su una straordinaria campagna comunicativa, sulla migliore oratoria che un candidato (diventato poi presidente) abbia avuto negli ultimi 50 anni, fallisce proprio sulla comunicazione. Gli americani vivono la loro crescita, la comprano al supermercato, se la godranno domani nel Black Friday, il venerdì post Ringraziamento che è il giorno degli acquisti sfrenati. Ma non sanno di essere così ricchi, non immaginano che meglio di così non sono mai stati. È un paradosso, un fallimento, una débâcle. Perché nel 2008, quando Obama venne eletto, tutti sapevano che il tema degli anni successivi sarebbe stata l'economia. È su quel tema che l'allora senatore dell'Illinois vinse la sua battaglia elettorale. È sempre su quello che nel 2012 s'è tenuto la Casa Bianca. Eppure, ora che ha ottenuto il risultato, il mondo pensa a tutti gli errori che ha commesso su tutt'altro e soprattutto altrove. È assurdo, ma è così. Paradosso doppio è che perfino l'amministrazione di Washington pare essersi convinta che la gloria andava conquistata su altro: gli esteri, le guerre da chiudere (per finta), il confronto globale con la Russia. Tutto molto bello, tutto molto difficile. L'America cresceva e cresce e Obama crollava e crolla. Poteva essere immaginabile il contrario, ma questo no.

Ed è sintomo di un naufragio.

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