Landini s'incarta sul salario minimo

Il leader Cgil balbetta in tv sull'inchiesta del "Giornale" per i contratti siglati a 5 euro l'ora

Landini s'incarta sul salario minimo
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Dopo trentasei ore di imbarazzante silenzio, il numero uno della Cgil apre la bocca. Una precisazione necessaria, come di consueto, in questo lasso di tempo, Maurizio Landini ha esternato pressoché su ogni cosa - come un vero leader dell'opposizione -, ma non ha mai risposto all'inchiesta pubblicata lo scorso lunedì sul Giornale: come mai il sindacato che da mesi chiede il salario minimo a nove euro l'ora ha siglato ben 22 contratti con retribuzioni più basse, alcune addirittura sui 5 euro?

Domanda alla quale, incalzato da Giovanni Floris davanti alle telecamere del suo Di Martedì, ha provato a rispondere. Con scarsissimi risultati. Anzi, se possibile, peggiorando la situazione. Landini ha vestito i panni del conte Lello Mascetti: «Beh, a parte che ci sono molti di quei contratti lì che sono anni che non si rinnovano perché non c'è l'obbligo a fare i contratti e quindi io riesco a fare i contratti dove anche le controparti sono d'accordo, dove al limite ho la forza per poterli fare; questi sono i settori dove i lavoratori sono più deboli, commercio, servizi, la vigilanza, proprio per questa ragione, noi chiediamo che ci vuole una legge che sancisca il salario orario minimo e sancisca anche la cancellazione dei contratti pirata e che dia valore ai lavoratori». Se non è una supercazzola, poco ci manca.

Insomma, il sindacato che ammette la propria impotenza e che quasi se ne lava le mani. Un leader sindacale invece di giustificarsi in modo superficiale e declinare la domanda dicendo che ci vuole una legge dovrebbe ricordarsi che il suo scopo sarebbe proprio quello di contrattare per l'aumento dei salari. Nessun accenno ai licenziamenti di cui la Cgil in alcuni casi è protagonista e in altri è complice. Nessuna risposta ai lavoratori, nemmeno a quelli che credono ancora nello stesso sindacato. Come Antonio La Porta, 46 anni di San Giovanni Rotondo, licenziato il 20 giugno 2023 con effetto immediato dal datore di lavoro per giustificato motivo oggettivo e reintegrato dal giudice che ha messo nero su bianco la condotta antisindacale del datore di lavoro. Che poi però lo ha ancora licenziato per giusta causa.

Motivo? Come responsabile sindacale della sua azienda aveva contrattato per tutti i lavoratori nazionali addetti al culto dei santuari, ovvero i sacristi, un accordo migliorativo che prevedeva un passaggio da 5 euro a 9 euro l'ora. Proprio quello che va chiedendo in giro Landini. Come iscritto alla Cgil, La Porta si rivolge al sindacato, sia provinciale sia nazionale, scrive mail, immaginando di ricevere supporto. Silenzio. Il nulla più totale.

«Pensavo che la Cgil usasse la mia storia come esempio, com'è possibile che un lavoratore attivo della Cgil venga abbandonato proprio sulla battaglia del salario minimo? Così passa il messaggio che se ti iscrivi a un sindacato confederale sei penalizzato o addirittura a

rischio licenziamento», tuona al Giornale La Porta. Che proprio oggi ha l'udienza dal giudice che deciderà sul reintegro a seguito del secondo licenziamento. Lui attenderà il responso. Da solo. Senza nessuno al suo fianco.

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