L'annuncio di Mosca: Putin non ci sarà. L'ipotesi di un blitz

Medinsky scelto come capo delegazione dal Cremlino. "Il presidente potrebbe arrivare a sorpresa nei prossimi giorni"

L'annuncio di Mosca: Putin non ci sarà. L'ipotesi di un blitz
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Al Cremlino piacciono le sorprese notturne. Vladimir Putin ha annunciato ieri sera tardi, a ridosso dell'inizio dei negoziati ad Istanbul con gli ucraini, la composizione della delegazione russa. Il nuovo Zar non ci sarà ad Istanbul, almeno oggi, ma potrebbe «aspettare fino all'ultimo minuto e presentarsi a sorpresa nei giorni successivi», sostiene una fonte ben informata del Giornale a Mosca. Non a caso la delegazione americana arriverà domani. Il presidente russo ha scelto come «capo delegazione per i negoziati con l'Ucraina» Vladimir Medinsky, consigliere e assistente di Putin. Della missione faranno parte anche Mikhail Galuzin, vice ministro degli Esteri, Igor Kostyukov, capo della Direzione dello Stato maggiore delle Forze armate e Alexander Fomin, vice ministro della Difesa. E ci saranno anche degli esperti in appoggio.

Fino a ieri era trapelato che alla testa dei russi in Turchia ci sarebbe stato il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, con al fianco il consigliere del Cremlino per gli Affari internazionali, Yury Ushakov. E su Putin era calato il più stretto riserbo. Nel pomeriggio inoltrato, una fonte anonima, ma credibile, ha fatto sapere al quotidiano Kommersant, uno dei più importanti in Russia, che Lavrov non sarebbe stato il capo delegazione. Lo Zar ha scelto personaggi di profilo più basso, ma fedelissimi. La composizione suona come uno schiaffo non solo al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, pronto ad incontrare il capo del Cremlino, ma pure uno sgarbo agli americani. Se, al contrario, non ci sarà qualche sorpresa nei prossimi giorni.

L'arrivo ad Istanbul del segretario di Stato Usa, Marco Rubio e del negoziatore della Casa Bianca, Steve Witkoff è confermato per domani. La delegazione russa, però, è di livello inferiore. Un altro cambiamento dell'ultima ora che dimostra come ci sia bisogno di tempo per mettere insieme tutti i tasselli del puzzle. Donald Trump ieri continuava a dire di non sapere se Putin si presenterà ad Istanbul, ma «so che gli piacerebbe che fossi lì. È una possibilità».

Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, da ieri in Turchia, ha incontrato il suo omologo turco Hakan Fidan. E ribadito «l'impegno dell'Ucraina per la pace, la nostra disponibilità immediata e incondizionata a un cessate il fuoco completo e duraturo, nonché l'offerta di un incontro diretto al più alto livello tra l'Ucraina e la Russia». Il presidente Zelensky ha confermato l'incontro di oggi ad Ankara con il capo di stato turco, Recep Tayyip Erdogan, e ancora una volta dichiarato che aspetterà Putin ad Istanbul, sembra inutilmente. Una mossa d'anticipo che ha spiazzato il Cremlino. Il nuovo Zar aveva ripetuto diverse volte di essere pronto ad incontrare Zelensky. Se non si presenta nei giorni successivi perderà la faccia e getterà la maschera sulle vere intenzioni di trovare una via d'uscita al conflitto nel cuore dell'Europa. Le «scuse» trapelate negli ultimi giorni è che prima devono incontrarsi le delegazioni, a livello più basso e che ci vuole tempo anche per problemi logistici ed organizzativi. In realtà incontri e missioni di inviati vanno avanti da febbraio e sul piatto c'è già la scaletta dei temi spinosi. Per questo il presidente Trump punta, inizialmente, al minimo, ovvero una tregua di 30 giorni o più estesa, per affrontare con maggiore serenità le trattative. E dimostrare agli occhi del mondo che si sta facendo sul serio.

I russi vogliono ricominciare dagli incontri del marzo 2022, proprio ad Istanbul, ma in mezzo ci sono stati tre anni di devastante conflitto con il coinvolgimento indiretto della Nato. Per questo non si esclude che il primo passo in Turchia possa essere lo scambio di tutti i prigionieri di guerra. Un segnale forte per cominciare ad uscire dal tunnel.

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