Il Monte dei Paschi è una banca anomala. Nel senso che è stata l'unica a ricevere aiuti di Stato nel 2013 con i Monti bond, prima della direttiva Brrd sul bail in.
Non solo. Il ministero rappresentato da Pier Carlo Padoan, è entrato in possesso del 4% della banca il primo luglio dello scorso anno per effetto del pagamento in azioni di 240 milioni d'interessi sul 2014 dei Monti bond. Un atto dovuto visto che il contratto riconosceva a Mps la possibilità di pagare con azioni in caso di chiusura di bilancio in perdita. Ma quest'anno la banca ha chiuso l'esercizio in utile grazie all'effetto a un effetto contabile positivo legato alla chiusura del derivato Alexandria. E il rimborso dell'ultima tranche è dunque avvenuto cash. La quota in mano allo Stato non è dunque aumentata ma il Tesoro resta azionista. Quindi Mps potrebbe essere - in linea assolutamente teorica - ulteriormente aiutata dallo Stato, senza per questo incorrere in sanzioni in quanto il socio pubblico proteggerebbe il suo investimento.
A sollevare il tema è stato ieri in un'intervista al Giornale, il numero uno di Banca Sistema, Gianluca Garbi: «Lo Stato è oggi azionista al 4%, e, da un punto di vista giuridico, non sono convinto che se proteggesse un proprio investimento si tratterebbe di un aiuto. Nel caso di aumento di capitale gli azionisti possono sottoscrivere le azioni ed anche l'inoptato». Fra l'altro c'è un precedente: la tedesca Hsh Nordbank, che ha avuto l'ok definitivo di Bruxelles agli aiuti di Stato nel maggio 2016 (tre anni dopo la stretta delle norme) senza essere obbligata al bail-in perché la procedura era stata avviata prima dell'estate 2013 ed era basata sul rinnovo di garanzie già concesse in precedenza dallo Stato tedesco (Berlino ne aveva fornite per 10 miliardi nel 2009, poi nel 2011 le ha ridotte a 7 miliardi, ma nel maggio 2013 ha chiesto di poterle riportare a 10 miliardi). La Commissione Ue potrebbe dunque concedere lo stesso sconto a Mps.
Certo, si tratta per ora solo un esercizio teorico anche perché non è scontato che Mps venga bocciata ai prossimi stress test europei di fine luglio. E soprattutto, domani il cda del Monte darà una prima risposta alla lettera della Bce sullo stock di sofferenze.
Nel frattempo la questione si fa sempre più bollente non solo in termini finanziari. In attesa di una soluzione, infatti, il Monte il Monte dei Paschi rischia di diventare la Nemesi storica del Pd: la banca che ha fatto ricco il partito, ora potrebbe portarlo alla rovina. Insomma, il fato starebbe vendicando le colpe dei grovigli fra finanza e politica.
Altro dettaglio: il destino della banca è nelle mani del neopresidente, Massimo Tononi, in passato assistente di Romano Prodi quando il professore guidava l'Iri. Sarà un prodiano a salvare Renzi dalla nemesi bancaria?CC
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