P redicare, quello sì, predicava benissimo. Non c'era manifestazione antiracket che non lo vedesse in prima fila. Sempre in pole position, lui bandiera di Confcommercio, accanto a prefetti, procuratori, imprenditori taglieggiati. Persino l'attuale presidente del Senato Pietro Grasso, da capo (...)
(...) della Procura di Palermo, più volte è stato al suo fianco in iniziative antiracket. Questo era il commendatore Roberto Helg, imprenditore del settore articoli da regalo fallito nel 2012, ma una potenza da sempre. Un uomo da tutte le stagioni, compresa quella dell'antimafia. Questo era sino a ieri, quando è arrivata la bomba: Roberto Helg, presidente della Camera di commercio di Palermo ma anche vicepresidente della Gesap, la società di gestione dell'aeroporto «Falcone Borsellino», arrestato per estorsione aggravata, beccato in flagrante mentre riceveva una mazzetta da 100mila euro - o meglio una busta con 30mila euro in contanti, e un assegno in bianco da 70mila euro a garanzia del resto della tangente, da pagare a rate di 10mila euro al mese - da Santi Palazzolo, il titolare della storica pasticceria di Cinisi (Palermo) che voleva ottenere il rinnovo dell'affitto, scaduto il 28 febbraio, dello spazio (ormai il solo siciliano in mezzo a tanti franchising) che da anni ha in aerostazione.
Una bomba, questo arresto. Su Palermo, sull'aeroporto, e sulla Sicilia tutta, visto che Helg, tra gli altri incarichi, ha quello di vicepresidente di Unioncamere Sicilia, cui il governo siciliano guidato da Rosario Crocetta ha affidato un budget di circa 2 milioni di euro per gestire alcune iniziative collegate a Expo 2015. Arrestato il vicepresidente Helg, indagato per mafia il presidente di Unioncamere Sicilia, Antonello Montante, altro paladino dell'antimafia recentemente finito in disgrazia. Troppi guai in una volta per Crocetta, che infatti da Helg prende le distanze ma ammonisce: «In tanti, troppi, pensano che è venuto il momento di chiudere l'impegno antimafia». Traduzione: i paladini della legalità non si toccano.
Un'indagine lampo, quella che ha portato all'arresto di Helg. Partita venerdì scorso, quando Santi Palazzolo si è presentato ai carabinieri e denunciato tutto. «Da lui non me lo aspettavo», ha spiegato. La trappola è stata organizzata subito. L'imprenditore è andato come se nulla fosse all'appuntamento, nell'ufficio di Helg alla Camera di commercio, imbottito di microspie. Ha consegnato i soldi. E dopo di lui sono arrivati i carabinieri. Helg, inizialmente ha tentato di negare. Poi è crollato e ha ammesso: «Ero in difficoltà economiche, mi hanno ipotecato casa, avevo bisogno di soldi». E così è finito in cella, a Pagliarelli, anche se ha già chiesto i domiciliari.
C'è però un «ma». Nell'intercettazione dell'estorsione Helg sembra fare riferimento ad altre persone. Dice «ho ottenuto», riferendosi alle condizioni che Palazzolo deve rispettare (50mila euro prima del cda della Gesap, il resto a rate da 10mila euro al mese). Aggiunge: «Ho detto che ne rispondo io, mi farà un assegno e m'u tegnu sarbatu (lo tengo conservato ndr)». L'indagine prosegue, l'ipotesi è che Helg non agisse in proprio ma che ci fosse una cricca che taglieggiava i commercianti in aeroporto. Helg è stato abbandonato da tutti: Confcommercio lo ha espulso, le (annunciate) costituzioni di parte civile contro di lui non si contano, persino il suo legale ha rinunciato al mandato perché difende le vittime del pizzo.
La Gesap, il cui presidente è l'ex braccio destro di Leoluca Orlando ed ex senatore Idv Fabio Giambrone, gli ha revocato l'incarico di vicepresidente e respinge ogni ombra. Ma proprio sulla Gesap si addensano nubi nerissime. Interverrà l'autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. E non si esclude il commissariamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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