Tre giorni dopo la sua morte, Bettino Craxi arrivò in Cile alla testa di un drappello dell'Internazionale Socialista. Salvador Allende era stato sepolto in forma anonima in una tomba appartenente alla famiglia della moglie a Vina del Mar. Ma i famigerati Carabineros, che non andavano tanto per il sottile, minacciarono il leader italiano e lo rimandarono indietro. Bettino portò i fiori sul sepolcro dell'amico tanti anni dopo, quando la dittatura di Pinochet era solo un ricordo.
Oggi, a quasi 45 anni dal settembre '73, le parti si invertono. Oggi è il Cile democratico a ricordare lo statista italiano, travolto da Mani pulite, trattato come un delinquente e morto lontano dalla sua Milano, ad Hammamet in Tunisia. Oggi Craxi viene progressivamente riscoperto e rivalutato ma Milano è ancora lontana dal dedicargli una via. Sarebbe la profanazione del politically correct. L'intitolazione di una Plazoleta arriva invece dall'altra parte del mondo. La piazzetta che tiene alta la memoria è a Santiago del Cile, nella suggestiva cornice del Cementerio General de Recoleta, il luogo in cui ora Allende finalmente riposa.
Allende e Craxi. I loro figli: Isabel e Stefania. L'una al fianco dell'altra per la cerimonia inaugurale, insieme all'ambasciatore italiano Marco Ricci e all'ex presidente del Paese sudamericano Ricardo Lagos. La storia va a braccetto con la cronaca.
«Mio padre - racconta Stefania, neo senatrice - ha sempre aiutato i perseguitati di tutto il mondo, ma un posto speciale era riservato nel suo cuore ad Allende». Ora il Cile contraccambia. L'Italia invece è ancora prigioniera del proprio passato. Ma prima o poi qualcosa cambierà.
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